Romania, se il cimitero è da ridere: croci decorate ed epitaffi ironici a Sapanta

Cimitero allegro di Sapanta
Gli abitanti di un remoto villaggio della Romania al confine con l’Ucraina, hanno scelto un modo insolito e curioso per essere ricordati in eterno e con il sorriso: un...

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Gli abitanti di un remoto villaggio della Romania al confine con l’Ucraina, hanno scelto un modo insolito e curioso per essere ricordati in eterno e con il sorriso: un cimitero allegro. Il bizzarro luogo di sepoltura si trova a Sapanta, nel distretto di Maramures, una zona in cui la morte viene vissuta come un inizio e non come una fine.


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Coloratissimo e vivace, il “Cimitirul Vesel” si compone di 800 croci in legno colorate di blu e di altrettante lapidi sulle quali si raccontano, in modo ironico e satirico, pregi e difetti dei defunti, e gli eventi più rilevanti delle loro esistenze terrene. Passeggiando nel cimitero “che ride”, ci si imbatterà quindi in interessanti dipinti che mostrano scene di vita semplici e genuine: in alcuni casi ci sono donne che filano la lana, tessono i tappeti o cuociono il pane; in altri, uomini che lavorano il legno, arano la terra, portano le mandrie al pascolo e suonano uno strumento musicale.

Ma chi è stato a realizzare questo piccolo museo a cielo aperto nel nord della Transilvania? Tutto è iniziato a metà del 1930 per mano di Stan Ioan Pătraş, un artigiano del legno che in poco tempo divenne l’artista ufficiale del cimitero: prima di tutto furono colorate le croci di blu intenso, il colore tipico delle case della regione. Poi si passò a decorarle, con delle tinte vivaci e dei motivi geometrici e floreali che si trovano sui tappeti e sulle ceramiche locali. Infine, sulle lapidi, vennero disegnati i volti dei defunti e le rappresentazioni realistiche della loro morte. Come quella di un uomo deceduto in un incidente d’auto e ritratto, quindi, in piedi accanto al veicolo intento a narrare la sua vicenda. A Sapanta le epigrafi svelano molti dettagli sull’identità delle persone lì sepolte, e sono loro stesse a raccontarsi, al presente e in prima persona, magari ricorrendo a qualche rima.
 

L’epitaffio più noto, che si trova anche sui souvenirs, appartiene a Dumitru Holdis: «Coloro che amano la buona grappa come me patiranno, perché io la grappa ho amato, con lei in mano sono morto», si legge. In questo luogo di sepoltura, oltre ad apprendere le storie di vita degli abitanti del villaggio, si impara, grazie all’umorismo bonario dei versi sulle lapidi, che tutti abbiamo dei difetti e possiamo accettarli col sorriso. Dopo la morte di Pătraş nel 1977 (anch’egli riposa in pace nel suo piccolo museo), il cimitero di Sapanta non ha mai smesso di onorare la tradizione iniziata dal suo artista, tanto che oggi il camposanto insolitamente allegro fa parte dei siti tutelati dall’Unesco.
 
 
 
 
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Il Messaggero