A New York riapre il Cooper Hewitt: 30 secoli di design in mostra

A New York riapre il Cooper Hewitt: 30 secoli di design in mostra
New York rifà il look al suo più grande e famoso museo di design. Ha riaperto al pubblico da pochissimo, il Cooper Hewitt, restaurato e carico di nuovi spazi a tema. Tre anni di...

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New York rifà il look al suo più grande e famoso museo di design. Ha riaperto al pubblico da pochissimo, il Cooper Hewitt, restaurato e carico di nuovi spazi a tema. Tre anni di lavori per rendere più moderna una installazione permanente sotto l’occhio clinico (e critico) di esperti del settore e dei visitatori di tutto il mondo. Oggi sono aumentate le aree di interesse e, ovviamente, sono presenti delle installazioni interattive. Era necessario, del resto, risistemare una struttura che ha spalancato i cancelli per la prima volta nel 1897, puntando da sempre su opere contemporanee ma cercando di avvicinare il mondo dell’arte, anche a chi non è certo un intenditore. Nel tempo, quindi, è diventata sosta obbligatoria durante un viaggio nella Grande Mela, fino alla chiusura momentanea.






Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum: tutte le novità



Oggi all’interno si trovano oltre 210mila pezzi, in quattro piani di gallerie espositive. La prima installazione occupa un intero piano, tra spazi di moderna concezione e con una serie di esperienze interattive che conducono il visitatore nel lungo e complesso processo di progettazione.



La nuova filosofia espositiva del Cooper Hewitt ha potuto contare sull’intervento di 13 importanti aziende del settore di design (come Gluckman Mayner Architects, Beyer Blinder Belle Architects & Planners LLP, Hood Design, Diller Scofidio + Renfro). La sfida era quella di non perdere lo spirito originario, ma regalare alle opere la giusta importanza, rivalutandole attraverso tecnologie di ultima generazione.



La creazione di ulteriori spazi permetterà, inoltre, di ampliare la collezione e raccontare al meglio 30 secoli di design.



Da tenere d’occhio il Bloomberg Connects, un programma di coinvolgimento digitale. Un esempio su tutti per comprenderne l'importanza, è rappresentato da tavoli touch screen dove disegnare i propri lavori o la possibilità di partecipare a laboratori e workshop. C’è, poi, lo SHOP Cooper per osservare oggetti rari, a partire da una serie di piatti, tazze e vassoi ispirati alla collezione di tessuti del museo.



Chi dopo la visita ha voglia di uno spuntino, infine, può fermarsi alla caffetteria gestita da Tarallucci e Vino che propone un menù green, aperta a partire dalle 7:30 del mattino. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero