Già sentito parlare di Le Logis, in Cognac? È una sorta di castello del XVII secolo nella regione del Grande Champagne, un tempo residenza di produttori di cognac,...
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E poi ci si sente a casa perché gli spazi in comune sono forniti di ogni comfort, come se si fosse ospiti di un amico. In cucina per esempio si trovano a qualunque ora uova, formaggi, affettati, frutta, succhi, pane e torte; in salotto dopo cena si apre la credenza dei distillati e si predispone sul tavolo accanto al camino tutto il necessario, dal secchiello del ghiaccio agli strumenti per miscelare, senza scordare bicchieri di ogni tipo. Nella bella stagione c’è la piscina, in inverno si accende il camino del salotto e magari si suona il pianoforte.
“All’inizio sono stato decisamente osteggiato” ci conferma il Maître de Chai, François Thibault, il creatore di Grey Goose, ingaggiato nel 1996 dall’imprenditore e distributore di distillati americano Sidney Frank per realizzare “una vodka unica, elegante e deluxe che potesse posizionarsi in una fascia di mercato superiore ai prodotti in commercio, ovvero intorno ai 30 dollari”.
Insomma, che dietro Grey Goose ci sia un’operazione di marketing è innegabile. Ma il suo successo non sarebbe stato duraturo se non ci fosse anche la qualità. “Per differenziare il prodotto e giustificare un posizionamento di mercato alto ho selezionato le migliori materie prime a disposizione in Francia”, ci racconta François Thibault. Ovvero, il grano d’inverno tipico della Piccardia, a nord di Parigi, con cui si fa il miglior pane di Francia e l’acqua del Cognac, celebre per la sua ricchezza di minerali.
Già, perché la distilleria di Grey Goose si trova in Piccardia (una scelta funzionale al reperimento di lotti sempre freschissimi), mentre la miscelazione avviene nella zona del Cognac e viene realizzata con acqua locale filtrata e poi imbottigliata. Un’ultima curiosità: è lo stesso Thibault che ne controlla la qualità, degustando tra i 10 e i 30 campioni al giorno di Grey Goose. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero