In Kazakistan, nelle foreste dei meli selvatici del Tien Shan

La Foresta dei meleti in Kazakistan (foto Chaterine Peix, associazione Alma)
Una meraviglia della natura che si perde nella notte dei tempi. E dalla notte si risveglia come d’incanto nella stagione dei germogli. In una terra lontana e affascinante,...

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Una meraviglia della natura che si perde nella notte dei tempi. E dalla notte si risveglia come d’incanto nella stagione dei germogli. In una terra lontana e affascinante, nel cuore dell’Asia centrale, dove si trova un angolo magico del nostro pianeta che quest’anno ha conquistato la XXVII edizione del "Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino": le Foreste dei meli selvatici del Tien Shan, in Kazakistan. Un riconoscimento assai prestigioso da parte del comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi e Ricerche che dal 1990 lo intitola “a un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione”. E di memoria, oltre che di grande bellezza, qui ce n’è a volontà essendo questo incanto la foresta più antica del mondo, risalente a milioni di anni fa, all’età del Terziario.

Si può ammirare lungo il versante settentrionale della catena montuosa del Tien Shan, culla d’origine del frutto più simbolico della storia dell’uomo che si ritrova spesso nei paesaggi fatati della Cina, sulla Via della Seta. Tra alte vette che raggiungono i 7 mila metri, gole e altipiani, attraverso il nord di Kirghizistan e Uz­bekistan, fino a dare il nome all’antica capitale del Kazakistan, Almaty, che significa “luogo delle mele”. Nella regione più a nord, nel massiccio del Tarbagatai si possono trovare alberi che si stagliano pendii ripidissimi, toccano le nevi, resistono alle temperature più estreme. Il loro nome Malus sieversii deriva dal botanico Johann Sievers, che li descrisse per primo alla fine del XVIII secolo. Fu poi Aymak Djangaliev tra il 1930 e il 1990 a dedicarsi al loro studio e alla loro salvaguardia, impegno ereditato dal 2010 dall’associazione Alma rappresentata da Catherine Peix e Tatiana Salova, vedova dello scienziato.


Il Premio Scarpa, dedicato al famoso inventore dei giardini d’autore, quest’anno verrrà consegnato a metà maggio in una cerimonia prevista a Treviso. Nelle passate edizioni la giuria, composta da architetti, storici dell'arte e del paesaggio, agronomi, botanici, filosofi e geografi, ha premiato luoghi impregnati di creatività e natura, dall'antica città di Dura Europos in Siria al Museumplein (il “campo dei musei “ di Amsterdam), alla Val Bavona del Canton Ticino, in Svizzera. Nel 2015 sul podio anche l’Italia con il quartiere Brancaccio di Palermo, a Maredolce-La Favara, testimonianza di stratificazione culturale, tra dominazione araba e normanna, agrumeti e manufatti d’arte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero