Come girare il mondo su un'isola: la storia di Joe Taxi, il tassista di Ponza

Come girare il mondo su un'isola: la storia di Joe Taxi, il tassista di Ponza
Dalle vastità dell'America a un'isola del Tirreno. Ecco la storia di Giuseppe Mazzella, in arte Joe, tassista che da 25 anni non smette mai di girare con il suo fedele...

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Dalle vastità dell'America a un'isola del Tirreno. Ecco la storia di Giuseppe Mazzella, in arte Joe, tassista che da 25 anni non smette mai di girare con il suo fedele furgoncino per le strade di Ponza. A bordo della sua macchinetta sono saliti centinaia di personaggi famosi, da Totti alla Bellucci, e migliaia di turisti rapiti dalle bellezze dell’isola e dal formidabile slang di Joe, una strana commistione di inglese e napoletano.




Joe guida il suo taxi con sicurezza per le strade tortuose di Ponza, come se conoscesse a memoria ogni curva, ogni buca, ogni avvallamento: «Potrei guidare alla cieca», dice mentre si arrampica fra le vie strette di Le Forna, la zona più "remota" e forse anche più affascinante dell’isola, lontana come sembra dalla mondanità dell'isola più amata dai romani.



Alla domanda se abbia mai fatto un incidente, Joe risponde: «Una volta sola», e poi si affretta a specificare: «Ma non era colpa mia». Joe ha lasciato gli Stati Uniti, dove c’è una grande comunità di ponzesi («Se tornassero tutti insieme qui, l’isola affonderebbe», scherza) e dove risiedeva con i genitori e studiava giurisprudenza, per tornare qui, nella sua isola.



E allora ha abbandonato i libri di legge per riprendere una passione che l’ha sempre accompagnato fin da ragazzo: la guida. Joe in pochi anni è diventato non solo uno dei tassisti più conosciuti e più riconoscibili della zona, ma anche un personaggio che ormai è entrato a far parte del paesaggio. Appena si sbarca nel porto di Ponza, Joe è subito lì, con i suoi colleghi, pronto a dare un passaggio ai turisti e ai tanti che ormai, nel tempo, sono diventati suoi amici. Spesso, qualcuno di loro gli regala un nuovo cappello, che lui sfoggia insieme alla sua divisa in puro stile italo-americano.



Anche se conserva gelosamente il suo accento, anche per ragioni di marketing (è uno dei pochi se non l'unico, a suo dire, che può vantarsi di essere madrelingua inglese), Joe non ci pensa proprio a tornare negli States: «Una volta l'ho proposto a mia moglie, ma lei non ha voluto», racconta, «Eravamo sposati da tre mesi, che dovevo fa', dovevo divorzia' subito?», e se la ride di gusto. Si divide fra il taxi e le sue vigne, dove produce diversi tipi di vini, dal Biancolella (tipico bianco anticamente "importato" dalla vicina isola d'Ischia) al Casavecchia.



E vedendolo muoversi fra i vitigni con l'entusiasmo di un bambino si capisce il suo legame indissolubile con questa terra, che nemmeno il sogno americano è riuscito a spezzare. Poi, subito dopo, torna al volante del suo taxi, la sua seconda casa, con la quale ha percorso «almeno 800 mila chilometri», ma dal suo sguardo si capisce che sono molti di più: «Io ho girato il mondo su quest'isola». E forse basta questo per riassumere la sua storia.





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Il Messaggero