Islanda, un Instagram-documentario made in Italy ne svela il volto più autentico

Islanda, un Instagram-documentario made in Italy ne svela il volto più autentico
Musicisti, attrici, marinai, attivisti, punk: chi sono gli islandesi, fuori dai luoghi comuni del turismo? La risposta la dà “(Not) a postcard from Iceland”, il...

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Musicisti, attrici, marinai, attivisti, punk: chi sono gli islandesi, fuori dai luoghi comuni del turismo? La risposta la dà “(Not) a postcard from Iceland”, il primo documentario realizzato interamente su Instagram. Un progetto nato dall'idea di due fotografi e video-maker italiani, Daniela Minuti e Carlo Rocchietta (il duo si chiama ‘Three passengers’), che hanno visitato l’isola nordica nell’autunno 2018. 


«Il nostro documentario prova a completare il racconto che si trova oggi su Instagram, fatto di cartoline e foto molto post-prodotte», spiega Minuti. «Ma mancano sempre le storie dei locali: i volti, le famiglie, le vite. Chi sono gli islandesi? Di cosa si preoccupano? Come vivono e in cosa credono?».

Il documentario “(Not) a postcard from Iceland” prenderà vita interamente nelle storie di Instagram - dei video caratteristici della piattaforma che in 24 ore scadono e si cancellano - e saranno quindi verticali e di brevissima durata. Un’opera nata per lo zapping da smartphone, da guardare o da adocchiare, da cliccare prima che scompaia per sempre. Un format, replicabile per nuove mete e con budget meno auto-organizzati. «Prevediamo un video finale riassuntivo, una galleria di fotografie, dei sondaggi e altri elementi di itnerazione, così da sfruttare Instagram in tutti i suoi formati e le sue funzioni», spiega ancora Minuti.



I protagonisti del documentario sono molti e raccontano un’isola dinamica e sfaccettata. Rocchietta gli elenca: «Abbiamo incontrato musicisti, un’attrice comica e attivista per i diritti delle donne (intervistata proprio nel giorno dello sciopero nazionale delle donne in Islanda per protestare sulle differenze di salario), un punk, un gruppo di persone con disturbi mentali che hanno provato a sdoganarli socialmente attraverso la stand-up comedy, persone che organizzano matrimoni LGBT, una persona (sorda e un po’ arrabbiata con i politici e la classe dirigente islandese) che salva turisti troppi avventurosi in mezzo alle bufere».

Da qualche anno l’Islanda è una meta sempre più ambita dai turisti di tutto il mondo, tra cui decine di migliaia di italiani. Effetto proprio delle immagini mozzafiato condivise sui social e su internet, che ritraggono coste, vulcani, geyser e cascate. «Anche noi volevamo visitare l’Islanda - raccontano i due autori - Ma mai avremmo immaginato un turismo così massificato. Ci immaginavamo l’Islanda come la Luna. E infatti lo è. Solo che ci sono dei luoghi, le attrazioni principali, pieni di gente in grandi gruppi. Scendono da grandi autobus e marciano in carovana verso questa o quella cascata con il telefonino in mano. Il problema è che gli islandesi non sembrano amare questo turismo che hanno attirato». 



Minuti e Rocchietta si sono mossi per l’Islanda con un mini van di un'azienda che ha sponsorizzato il loro lavoro: «Volevamo avere a che fare con la vera Islanda, fuori dai luoghi comuni e le attrazioni principali. Qualcuno ci ha definiti dei pazzi, ma noi abbiamo scoperto storie incredibili. La sorpresa più grande? E' stata notare che i menu dei ristoranti sono a base di pizza e hamburger. Ci siamo chiesti e abbiamo chiesto il perché fosse così difficile trovare del pesce, in Islanda. Ci hanno risposto tutti che il “fat food” aiuta a superare la tristezza a cui la natura ti sottopone quando ci sono solo due ore di luce al giorno». 




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Il Messaggero