In Sabina fra natura e sacro: il sentiero degli Eremi di San Leonardo e San Michele a Roccantica, paradiso dei free climbers

Eremo di San Leonardo
Ci sono la preghiera dell’Esploratore, conchiglie, piume di pavone, monetine, rami di ulivo: sono i piccoli segni della devozione dei pellegrini lasciati negli anni intorno...

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Ci sono la preghiera dell’Esploratore, conchiglie, piume di pavone, monetine, rami di ulivo: sono i piccoli segni della devozione dei pellegrini lasciati negli anni intorno ad una semplice croce di legno, appoggiata su un altare rupestre. Eccoci all’interno dell’Eremo di San Leonardo, uno dei luoghi più suggestivi e meno noti del Lazio. Situato all’interno di una grotta carsica dalle cui pareti stilla acqua, questo eremo rupestre si raggiunge con circa un’ora e mezzo di hiking nel bosco, partendo dal delizioso borgo di Roccantica in provincia di Rieti. San Leonardo, sulle cui pareti restano ancora i resti di affreschi sacri (rappresentanti il Santo e Santa Caterina d’Alessandria), è databile come eremo fra l’VIII e il IX secolo, periodo storico in cui era molto sentita la spinta al romitaggio ascetico promossa da Leonardo da Noblac, il famoso abate francese conosciuto come l’Eremita di Limoges. Gli affreschi risalgono al 1450 e sono opera dell’artista Jacopo da Roccantica. Lo scenario naturale è quello del Monte Tancia e del Monte Pizzuto, paradiso degli amanti del free climbing per le pareti rocciose a picco da scalare, vere perle dei Monti Sabini per gli appassionati del settore.

Dall’Eremo si può scendere fino al corso del torrente Galantina e alla cascata sottostante, nei pressi dei resti di un Mulino Medievale, per fare una sosta ristoratrice nella natura incontaminata. Ma le sorprese di questo territorio non finiscono qui, e continuando il sentiero in salita in direzione della Grotta di San Michele, si arriva dopo un’altra ora circa di camminata (e ottanta scalini scavati nella roccia) ad un altro eremo che è uno dei luoghi del cuore del Fai, nel cuore del Monte Tancia. Risale al quarto secolo e al suo interno presenta un altare rupestre abbellito da colonne scavate nella roccia della grotta, e alcuni affreschi rappresentanti la Madonna e San Michele Arcangelo che trafigge il drago, rappresentante il demonio. E’ probabile che anche questo luogo sacro di preghiera, misticismo e distacco dal caos del mondo abitato, sia stato inglobato dalla tradizione cristiana medievale dopo essere stato un luogo di culti “pagani” legati alla dea Vacuna, divinità dei boschi e delle acque, e alle forze della natura, dal momento che si tratta di una grotta incastonata sulle pareti rocciose e circondata dal bosco.

La leggenda popolare narra che a papa Silvestro, dopo aver pregato di notte sul Monte Soratte, apparvero in sogno due angeli circondati da fulmini, scesi dal cielo per combattere un drago che minacciava il territorio della Sabina. Il pontefice santo si recò poi alla grotta nei pressi di Roccantica, e la consacrò a San Michele per tenere fede al presagio. Ma torniamo al presente. Una volta terminata l’escursione in natura, il sentiero in direzione di Roccantica permetterà di ritornare al borgo, e l’ideale è dedicare del tempo ad una passeggiata fra i vicoli di questo silenzioso paese, dove il tempo sembra essersi fermato. Il paese è un vero "balcone panoramico" del Lazio per la sua posizione elevata. Nel centro storico sono racchiusi alcuni gioielli dell’arte sacra, come la Chiesa di Santa Caterina, del XIII secolo, attualmente in fase di restauro, la Torre di Nicolò II, del X secolo, e il Santuario di Piedirocca.

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Il Messaggero