Camminare fra le nuvole, come si fosse in Paradiso. O meglio, nel Gran Paradiso, il Parco nazionale che ha appena ricevuto l’Oscar dell’ecoturismo da Legambiente...
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In pratica chi viene da queste (meravigliose) parti ha la sicurezza di essere in un luogo “garantito”, tutelato in ogni suo angolo, dalla natura ai prodotti tipici e genuini. In un viaggio responsabile e mai superficiale fatto non solo di percorsi, ma anche di incontri con persone, sapori e memorie che si trasmettono a chi ha voglia di scoprirle ed accogliere. Senza aver bisogno di andare in capo al mondo ma restando in Italia. Ecco allora che la vacanza di primavera prende la forma di una nocetta, di una toma d’alpeggio o di un barattolo di miele di rododendro. Oppure si nasconde dietro le sembianze di un pastore che racconta storie di montagna, o di un artigiano che crea piccoli grandi capolavoro senza tempo scolpendo il legno. Perché, tengono a sottolineare quanti hanno a cuore la sopravvivenza del Parco, a rischio estinzione non ci sono solo gli stambecchi, i lupi e le aquile, ma tutto un mondo di tradizioni e sapori legati alla storia e alla cultura delle valli all’ombra del Gran Paradiso.
Per questo oltre ad organizzare escursioni e passeggiate nello splendore della natura più potente, è bello e anche utile andare ad esplorare in lungo e in largo i laboratori degli artigiani e i sentieri che portano agli alpeggi d’alta quota, dove vengono prodotti i tipici formaggi della zona, e a tutti gli angoli dei sapori per l’appunto paradisiaci. Ecco una piccola guida ai tesori da gustare nel Gran Paradiso.
La mocetta Valsoanina, come altri salumi delle Alpi, deve la sua nascita a fattori ambientali, inverni lunghi, strade bloccate per il maltempo, impossibilità di usare carni fresche. Un tempo si ricavava dalla coscia disossata dello stambecco: oggi di bovino, capra o di camoscio (non proveniente dall'area protetta). La carne, rifilata dai nervi e dal grasso, è immersa per due settimane in una mistura di sale, pepe, spicchi d’aglio, timo, salvia, alloro, rosmarino e santoreggia. La stagionatura di tre-quattro mesi avviene in luoghi freschi e ventilati.
Le giuraje, speciali confetti realizzati utilizzando la nocciola (prodotto locale) anziché la mandorla. Venivano offerti dai futuri sposi in occasione della consegna dell’invito al matrimonio; oggi si usano anche per battesimi, comunioni o cresime o semplicemente come una speciale caramella.
La riburda è una tometta di latte caprino prodotta con latte crudo, caglio e sale senza l’aggiunta di altri ingredienti, che viene lasciata stagionare per 45 giorni.
Il Clos de l’Enfer è un vino prodotto da viti centenarie che crescono su minuscole terrazze addossate alla roccia, a 800 metri d’altitudine. Di colore rosso rubino amaranto, questo vino sprigiona decise note di vaniglia, prugna e mandorla, con un retrogusto di pesca bianca.
La torta del Nivolet, specialità dolciaria nata dal concorso gastronomico a Ceresole Reale durante l’edizione 2003 di "A piedi tra le nuvole". Gli ingredienti sono semplici: farina, fecola, burro, zucchero, uova e cioccolato, ma ciò che rende unica questa torta è l'aggiunta di genepy, tradizionale liquore a base di erbe montane.
Il genepy, liquore ricavato dalla Artemisia umbelliformis, piantina dal gradevole odore aromatico e con i fiori color giallo dorato, coltivata in entrambi i versanti del Parco.
Il miele, di tiglio, rododendro, castagno, millefiori di montagna e melata di bosco.
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Il Messaggero