In bicicletta fino alla Siberia, Lorenzo Barone bloccato dal Covid: «Non riesco a tornare in Italia»

Coronavirus, in bicicletta fino alla Siberia, Lorenzo Barone bloccato: «Non riesco a tornare in Italia»
Quarantena in Siberia, in qualche piccolo villaggio tra le foreste. Sperando di poter rinnovare il visto e trovare il modo di tornare in Italia. Lorenzo Barone ha compiuto la...

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Quarantena in Siberia, in qualche piccolo villaggio tra le foreste. Sperando di poter rinnovare il visto e trovare il modo di tornare in Italia. Lorenzo Barone ha compiuto la traversata in solitaria della Siberia, superando il rigido inverno russo, ma proprio sul più bello l'emergenza coronavirus gli ha messo i bastoni tra le ruote. Si trova a Irkutsk, vicino al lago ghiacciato di Baikal. E' da poco tornato sulla terraferma, il sole della primavera mette l'inverno alle spalle:«Il lago si sta sciogliendo e si formano diversi spazi di acqua aperta - racconta - ho cominciato a vedere le foche che uscivano dall'acqua». Dopo aver affrontato temperature di 70 gradi sotto lo zero, incontrato sul percorso cani e cavalli siberiani, superato imprevisti di ogni tipo e goduto dell'ospitalità dei solitari abitanti della Yakutia, l'immagine delle foche sul lago ghiacciato di Baikal restituiscono ancora maggior fascino all'avventura vissuta dal viaggiatore solitario di San Gemini. Che, ironia della sorte, non potrà ancora raccontare agli amici del suo paese, chissà per quanto tempo: «Credo di affittare una casa per 100-150 euro al mese e starmene qui in Siberia perché tornare è quasi impossibile. Prolungherò il visto russo per altri tre mesi, aspetterò che la situazione si calmi e starò in quarantena qui in Siberia. Devo solo capire dove, credo di andare in qualche piccolo villaggio tra le foreste. In teoria non è possibile prolungare il visto, ma alla luce di questa emergenza sanitaria spero di riuscire».


Lorenzo Barone ce l'ha fatta Dopo 44 giorni di viaggio raggiunge il Polo del Freddo in bicicletta


Partito il 16 gennaio da San Gemini, Barone è atterrato a Magadan e da lì si è messo in viaggio per 44 giorni pedalando per 1.500 chilometri fino a Ojmjakon, il cosiddetto "Polo del Freddo" dove il termometro scende anche sotto i 70 gradi. Da lì, dopo qualche giorno di riposo, ha macinato altri 650 chilometri fino a Jakutsk, nella Yakutia. Proprio lì un camionista che lo accolto per bere un the caldo lo ha informato dell'emergenza sanitaria, con due semplici parole: Italia, virus!. Lo stesso che gli ha dato un passaggio fino a Irkutsk, altri 3.000 chilometri di strada ma stavolta non in bicicletta. Ora gli manca solo tornare in Italia. Gli ultimi 2.700 chilometri fino a casa. Doveva essere la parte più facile e invece è diventata, se non la più faticosa, di certo la più complicata, almeno dal punto di vista logistico. E' primavera, l'inverno rigido è alle spalle e Lorenzo ha visto sciogliersi con i suoi occhi il lago ghiacciato. Ma l'epidemia scoppiata in Italia e nel resto del mondo ha improvvisamente complicato tutto. Con la calma tipica di chi sa che i viaggi nascondono sempre imprevisti, Barone non ci pensa e preferisce concentrarsi sui bei ricordi e gli aspetti positivi: «In questi ultimi tre mesi ho avverato due sogni: il Polo del Freddo e il lago Baikal conclude - ma niente sarebbe stato possibile senza le persone che mi hanno aiutato a preparare l'attrezzatura per la bicicletta. Quando tornerò, il primo posto dove andrò a fare un check-up della bici sarà da loro». Speriamo, il prima possibile.
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Il Messaggero