Camminare sul Pollino, tra aquile, pini loricati e Preistoria

Ad accogliere gli escursionisti sul Pollino sono i pini loricati. Degli alberi antichi e contorti, arrivati migliaia di anni fa dai Balcani, che crescono abbarbicati alle vette e...

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Ad accogliere gli escursionisti sul Pollino sono i pini loricati. Degli alberi antichi e contorti, arrivati migliaia di anni fa dai Balcani, che crescono abbarbicati alle vette e alle rocce del più esteso Parco nazionale italiano. Più in basso sono canyon e altissime pareti di roccia, altopiani erbosi e faggete, borghi dall’aspetto medievale.

 
Affascinante con il verde della primavera e dell’estate, il massiccio al confine tra la Basilicata e la Calabria merita una visita anche con il giallo e l’oro dell’autunno, e quando la neve imbianca le foreste e le cime. Chi ne percorre le strade e i sentieri può avvistare l’avvoltoio grifone e l’aquila, il capriolo e (con molta fortuna) il lupo.

Chi preferisce i segni lasciati nei millenni dell’uomo può scegliere tra i borghi di lingua e di cultura albanese come San Paolo e Civita, le fortezze medievali di Castrovillari e Morano, le chiese bizantine affrescate di Papasidero e di altri centri.

La festa della Madonna del Pollino, nel primo weekend di luglio, è tra le più animate del Sud. Nella Grotta del Romito, nel versante tirrenico del Parco, il graffito di quasi 10.000 anni fa che rappresenta un Bos primigenius è uno dei capolavori della Preistoria europea.    

La posizione accanto all’autostrada Salerno-Reggio Calabria rende possibile sostare per qualche ora sul Pollino nel corso di un viaggio verso lo Stretto o la Sicilia. Dal casello di Campo Tenese, basta mezz’ora per salire al Piano di Ruggio e ai suoi rifugi. Con altri venti minuti su un comodo sentiero si arriva al belvedere di Malvento, dove compaiono i pini loricati.

Gli escursionisti che hanno più tempo a disposizione possono scegliere tra decine di sentieri segnati dal Parco e dal CAI. Tra i più classici e frequentati sono la salita dal Colle dell’Impiso al Monte Pollino, e quella dal santuario della Madonna di Pollino alla Grande Porta, dove crescono i pini loricati più belli. Entrambi richiedono 4-5 ore tra andata e ritorno.

I monti di Orsomarso, nel settore occidentale del Parco, offrono itinerari meno battuti, tra altopiani di pascoli e boschi, verso il Monte Palanuda e la Montea. Chi non vuole avventurarsi da solo può rivolgersi alle guide ufficiali del Parco. I recapiti sono su www.parcopollino.it.


Sul fiume Lao, in primavera e in estate, si pratica da anni il rafting. Dopo le camminate in montagna, ci si può rilassare con una sosta e un tuffo nel mare di Scalea e Diamante sulla costa del Tirreno, o di Sibari, Trebisacce e Corigliano sul versante dello Jonio.    Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero