I geyser della Caldara di Manziana, la "piccola Islanda" del Lazio

Caldara di Manziana
Paesaggi lunari che rievocano l’Islanda. Eppure siamo a neanche un’ora da Roma, nel cuore del Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano. Qui il Monumento...

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Paesaggi lunari che rievocano l’Islanda. Eppure siamo a neanche un’ora da Roma, nel cuore del Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano. Qui il Monumento Naturale Caldara di Manziana appare come un colpo d’occhio in una piana desertica argillosa, a cui si arriva dopo una gradevole passeggiata nel bosco di betulle che circonda l’area della Caldara: bosco abitato da una ricca fauna di volpi, istrici, ricci, tassi, scoiattoli. Il geyser principale, per cui la Caldara rappresenta un vero e proprio gioiello naturalistico di quest’area protetta del Comune di Manziana, è circondato da una zona paludosa dove sono attivi anche tanti altri piccoli geyser, ed è per questo che questa zona viene denominata anche la piccola Islanda del Lazio.

 
L’odore di zolfo è intenso, e conferisce a questo paesaggio, circondato da manti di erba che rievocano la brughiera, un fascino antico e arcano. Qui i geyser sono polle di acqua sulfurea (la più grande, e la più fotografata, è caratterizzata dal colore biancastro) che emettono acqua gorgogliante per via di emissioni gassose la cui componente principale è l’anidride carbonica. Un fenomeno di “vulcanismo secondario” che fa la gioia dei geologi. Nella Caldara di Manziana i convogli gassosi risalgono da profondità di migliaia di metri, eppure l’acqua emessa non è bollente.

La conca in cui ha sede la Caldara è anche l’ecosistema ideale per la formazione della torba: complice l’umidità, nella torbiera si raccoglie infatti l’acqua piovana che viene trattenuta dai fanghi impermeabili e che è anche il terreno su cui proliferano le graminacee. L’itinerario, specialmente in questa stagione estiva torrida, è una valida alternativa al mare, perché dalla Caldara basta spostarsi nel bosco attiguo per poter godere del fresco e dell’ombra degli alberi. Qua si possono percorrere facili sentieri di trekking, fare passeggiate a cavallo o escursioni in mountain bike.


L’ultima tendenza, che vede protagonisti specialmente i turisti stranieri tedeschi e francesi, è quella di fare piccoli gruppi di “forest bathing”, ovvero camminate meditative nel verde beneficiando della respirazione consapevole e dei principi della tree therapy: non stupitevi dunque se vi capitasse di incontrare qualcuno letteralmente “abbracciato” ad uno degli imponenti alberi del parco. Si tratta di una delle tecniche olistiche, importate essenzialmente dal Giappone e della filosofia zen, per riequilibrare il proprio stato psicofisico in armonia con la “vibrazione energetica” dell’albero stesso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero