Per gli appassionati di merletti pregiati e fatti a mano, la meta ideale per un weekend fuori porta all’insegna della tradizione e della storia dei sofisticati intrecci di...
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IL MUSEO STORICO DEL MERLETTO
Era il 1970 quando a Bruges veniva aperto il “Kantcentrum”, un museo dedicato alle storie che si nascondevano dietro ai pizzi delle Fiandre, e un centro di produzione vero e proprio, con all'opera le depositarie della sofisticata tecnica di realizzazione dei merletti. Una tappa obbligata per gli appassionati e i curiosi che si trovavano in città e che volevano magari imparare a lavorare il manufatto. Nel centro infatti, da allora si tengono veri e propri corsi di formazione, disponibili in tutti i periodi dell'anno e con lezioni rivolte ai bambini, agli amatori e a chi è determinato a diventare un professionista. E dopo circa quarant'anni, per il particolarissimo museo arriva il momento di rifarsi il look: il “Kantcentrum”, il 19 settembre 2014, apre i battenti nella scuola delle Suore Apostoline di Balstraat 16, precedentemente ristrutturata. Nel nuovo sito, oltre al fascino degli oggetti esposti, si dà spazio agli aspetti narrativi e alle esperienze tangibili: la visita consente di immergersi totalmente nelle vicende storico–culturali legate al merletto, e con diversi approfondimenti, che vanno dalle particolarità tecniche alla varietà del manufatto, grazie anche all’utilizzo di supporti tecnologici avanzati.
IL NUOVO “SANTUARIO” DEL MERLETTO
Articolato su tre sale, il museo contiene installazioni multimediali e applicazioni “touch screen”: si scoprono così strumenti e tecniche di realizzazione, in parte mutuate da lavorazioni precedenti, ma anche storie di successo commerciale e di fortuna del pizzo nell'ambito dei beni di lusso; si apprende, inoltre, del ruolo della donna nella lavorazione del merletto e di quello di Bruges, nella sua produzione e diffusione; ancora, del merletto si impara l’utilizzo che se ne fa oggi nel mondo della moda. Non manca poi una selezione di pezzi pregiati provenienti dai vari musei di Bruges. Ed è proprio la città che, con le sue merlettaie, le scuole, i celebri modelli e i negozi di artigianato locale, si presenta ai visitatori come la migliore guida e il più completo museo a cielo aperto sulla storia dei pizzi delle Fiandre. Il "Centro del merletto" è infatti spesso solo la tappa conclusiva di interessanti percorsi tematici per i turisti. Imperdibile e vera chicca del museo, la sala dov'è possibile ammirare le pazienti merlettaie a lavoro, in religioso silenzio e concentrate, per realizzare le più belle creazioni di questa antica arte. Famoso in tutto il mondo, il merletto di Bruges è da sempre caratterizzato da due diverse tecniche: ad ago e a fuselli; quest'ultima, usata per la produzione di manufatti a motivi floreali e a fili discontinui. Lo stile dei disegni va distinto tra quello a "fiori fini" e il "duchesse", dove nel primo caso il motivo e il filato sono meno preziosi del secondo, decisamente più raffinato (maggiori informazioni su www.kantcentrum.eu).
LA STORIA DEL MERLETTO DI BRUGES
Fu l’Imperatore Carlo V a decretare, a metà Cinquecento, che il pizzo diventasse una competenza obbligatoria per tutte le donne dei conventi e dei beghinaggi delle Fiandre. Da allora, il commercio del tessuto aumentò in modo considerevole, e raggiunse l’apice nel XVIII secolo, quando iniziava ad andare di moda inserire i merletti nei colli e nei polsini degli abiti dell'alta borghesia. Bruges fin da subito si affermò come punto di riferimento per la produzione del pizzo delle Fiandre, una manifattura che in breve tempo prese le forme di vere e proprie creazioni artistiche, conquistando un peso economico e sociale importantissimo. Le esportazioni crescevano a dismisura, e i sofisticati disegni venivano usati sempre più come fonte di ispirazione di sarte e stiliste di tutta Europa. In particolare, furono le merlettaie italiane, soprattutto di Venezia, ad innamorarsene. A partire dal XIX secolo la categoria di professioniste iniziò ad essere regolata e tutelata. In più, nei conventi delle suore dell’Assunzione della Madonna o delle Apostoline, si cominciava a tenere dei corsi di formazione altamente professionalizzanti e nel frattempo, ci si specializzava nella produzione del manufatto.
Per comprendere meglio la portata del fenomeno, basti dire che verso la metà del XIX secolo, a Bruges si contavano ben 82 scuole, capaci di tirare fuori in un solo anno oltre 2300 professioniste. Dal 1850 in poi, il lavoro del pizzo iniziò ad essere eseguito a domicilio, e gestito da intermediari in cerca di grandi profitti, a danno delle merlettaie: la maggior parte delle 10mila impiegate attive all'epoca guadagnava meno della metà del salario medio nel Paese. Dopo la Prima Guerra mondiale, la domanda di pizzo realizzato a mano crolla drasticamente, fino ad arrivare ai nostri giorni, con l’attività economica legata alla sua produzione praticamente inesistente. Eppure, la città di Bruges si impegna da sempre a preservare e a tramandare la conoscenza di questa antichissima arte. E seppure il pizzo belga sia ormai venduto essenzialmente come souvenir, la sua qualità resta sempre quella altissima del Rinascimento. Per informazioni: www.turismofiandre.it. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero