Gli italiani che nel 2017 hanno fatto ricorso alla cedolare secca sugli affitti brevi, la cosiddetta "tassa Airbnb", sono stati poco più di 7.000, per un...
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considerazione l'agevolazione anti-sommerso introdotta dal governo Gentiloni con la manovra correttiva di metà anno.
Proprio con la manovrina di aprile 2017, ricorda il Dipartimento del Mef, «per i redditi da locazione è stata estesa la cedolare secca ai comodatari ed affittuari che locano gli immobili per periodi non superiori a 30 giorni (cosiddetta
locazione breve) ed inoltre se i contratti sono conclusi con l'intervento di soggetti che esercitano attività di
intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali on-line, è stata prevista l'applicazione di una
ritenuta del 21%. I soggetti che hanno fatto ricorso a tale agevolazione - si specifica nel documento del ministero - sono oltre 7.200 per un ammontare di 44,4 milioni di euro».
Sul tema è intervenuta Confedilizia con una nota spiegando che, malgrado le definizioni, i numeri del Dipartimento si riferiscono in realtà ai «soli contratti stipulati da comodatari e sublocatori, una nuova e residuale categoria di soggetti ammessa alla cedolare» nel 2017. Secondo l'associazione, con riferimento ai proprietari, i dati della cedolare nel suo complesso (senza distinguere le locazioni brevi dalle altre) confermano anzi «il grande successo di questo strumento, che registra nel 2017 un aumento dell'imponibile dell'8,1 per cento per l'aliquota ordinaria e del 21,4 per cento
per l'aliquota ridotta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero