Ucraina, cardinale Marx benedice forniture armi a Kiev: «È il male minore di fronte all'aggressione russa»

Ucraina, cardinale Marx benedice forniture armi a Kiev: «È il male minore di fronte all'aggressione russa»
Città del Vaticano - Mandare a Kiev le armi necessarie per difendersi dalle aggressioni dei russi è l'unica cosa possibile. Il cardinale Reinhard Marx...

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Città del Vaticano - Mandare a Kiev le armi necessarie per difendersi dalle aggressioni dei russi è l'unica cosa possibile. Il cardinale Reinhard Marx di Monaco, uno dei principali collaboratori di Papa Francesco, la ha definita il male minore e ha di conseguenza difeso la fornitura di armi agli ucraini.


 
«Fornire armi può essere al momento il male minore che si deve accettare - io stesso sono un pacifista e non vedo un modo migliore per aiutare chi è sotto attacco» ha dichiarato Marx al quotidiano Welt am Sonntag, secondo quanto riportato dalla agenzia KNA. Tuttavia, questa non è «un'intuizione teologica, ma si tratta di etica razionale».

 


 
L'arcivescovo di Monaco ha aggiunto: «Le persone vengono uccise anche con le nostre armi. Si dovrebbe lasciare fuori Dio quando si fa la guerra soprattutto se si considera che la maggior parte delle persone da entrambe le parti sono probabilmente battezzate».

Il tema della fornitura di armi a Kiev resta una materia sulla quale tanti cattolici non sono d'accordo, non accettando nemmeno il principio della difesa legittima. 

 

 

Secondo il Catechismo della Chiesa la proibizione dell’omicidio non abroga il diritto di togliere, a un ingiusto aggressore, la possibilità di nuocere. Quindi è considerato legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio, anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale. Questo diritto diventa poi un dovere nei riguardi degli altri, ha fatto notare di recente padre Mauro Cozzoli, sull'Avvenire: «La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa della vita altrui – in ragione della sua debolezza, piccolezza, impotenza – esige che si ponga l’aggressore in stato di non nuocere», con il ricorso, se necessario, anche alla forza. Non intervenire, potendolo fare, configura una complicità omissiva e quindi una colpa. L’esercizio di questo diritto-dovere non è però ad arbitrium, ma è sottomesso a rigorose condizioni di legittimità morale. 

La Chiesa insegna che «si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza». Esse sono essenzialmente tre. La prima è che il ricorso alla forza sia un estremo rimedio. Questo significa che si devono considerare ed esperire prima i mezzi non violenti e meno violenti di dissuasione e di difesa e che questi «si siano rivelati impraticabili o inefficaci ». La seconda è che l’irruzione e la violenza dell’aggressore siano effettive, in atto e non ipotetiche, presunte o possibili. La terza è che la violenza difensiva deve essere proporzionata: non può essere maggiore e causare più mali di quella aggressiva. 

 

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Il Messaggero