Suore di Pienza sui social, la diocesi le diffida (con atto formale): «Avete disobbedito, violato diritto canonico»

Le 13 religiose di clausura del monastero Maria Tempio dello Spirito Santo «hanno posto in essere una serie comportamenti totalmente disallineati con la loro scelta di vita»

Suore di Pienza sui social, la diocesi le diffida (con atto formale): «Avete disobbedito, violato diritto canonico»
Diffida formale alle monache benedettine di Pienza (Siena), in particolare alla madre superiora Diletta Forti da parte della diocesi di Montepulciano-Chiusi- Pienza secondo cui le...

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Diffida formale alle monache benedettine di Pienza (Siena), in particolare alla madre superiora Diletta Forti da parte della diocesi di Montepulciano-Chiusi- Pienza secondo cui le 13 religiose di clausura del monastero Maria Tempio dello Spirito Santo «hanno posto in essere una serie comportamenti totalmente disallineati con la loro scelta di vita, in aperta violazione con le norme regolatrici del codice di diritto canonico e del loro ordine cui, per loro libera scelta, hanno prestato sincera ed incondizionata obbedienza». Lo rende noto la stessa diocesi riportando affermazioni dell'avvocato Alessandro Pasquazi che ha curato l'atto.

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Il provvedimento

Le suore nei giorni scorsi hanno espresso pubblicamente delle critiche contro alcune disposizioni assunte dalla Santa Sede dopo una visita apostolica, tra cui la decisione di sostituire la madre superiora. «Né la diocesi né la federazione conoscono la vicenda ma, considerando il contenuto dei decreti e delle conseguenti disposizioni, alcune comunitarie ed alcune personali, appare evidente come la questione sia ben più complessa e grave, rispetto a quanto artatamente veicolato sui mezzi e canali di informazione», prosegue la diocesi in riferimento alle comunicazioni, perlopiù via social, avvenute da parte delle suore su ipotetiche cause del provvedimento dalla Santa Sede nei loro confronti.

La storia

«Non sarà oltremodo consentito di veicolare ricostruzioni di parte e fuorvianti della complessa fattispecie che è stata oggetto di decisione da parte della Santa Sede - scrive l'avvocato Pasquazi per conto della diocesi senese - nè di abusare di titoli non più utilizzabili ed ancor più di esercitare poteri revocati, ciò a tutela della buona fama del monastero stesso e delle religiose, nonché della diocesi e della federazione». Un modo per replicare anche al testo che la madre superiora Diletta Forti aveva pubblicato sui social il 20 febbraio. Si leggeva anche questo: «Questa comunità monastica - scriveva suor Diletta - è stata accusata di disubbidienza e di resistenza alle disposizioni dei superiori, mentre essa si è semplicemente rifiutata di dar corso ad un provvedimento che reca grossolane anomalie e vistose criticità di natura giuridica, tali da pregiudicarne la validità e l'efficacia e per questo motivo il monastero ha ritenuto doveroso avvalersi delle tutele e delle garanzie del diritto canonico nelle sedi competenti, ritenendo la comunicazione inoltratagli priva dei requisiti che la renderebbero esecutiva. Non sono quindi le monache ad essersi rese responsabili della sua 'mancata esecuzionè, come apoditticamente afferma il comunicato della diocesi».

Lo scontro

Lo scontro tra le parti si è inasprito nel corso di pochi giorni ma alla base resta sempre una domanda: cosa hanno fatto le suore benedettine per attirare l'attenzione della Santa Sede? Per questo oltre al mercatino estivo organizzato dalle monache e una clausura non del tutto canonica - sarebbero queste le censure rilevate nelle gerarchie ecclesiastiche - potrebbe esserci di più. Nel frattempo le stesse suore fanno incetta di 'mi piacè e commenti sui social

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Il Messaggero