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Quebec (Canada) – Proteste, delusione, incredulità. Un vistoso striscione fuori dalla basilica di Sant'Anna, nella cintura periferica di Quebec City, non poteva passare inosservato: a caratteri cubitali si leggeva “Rescind the doctrin”, cancella la dottrina, dando uno strano benvenuto a Papa Francesco mentre stava transitando sulla papamobile. Il grande cartello richiamava l'attenzione su una bolla papale – evidentemente mai cancellata - che risale al XVI secolo, emanata all'indomani della scoperta delle Americhe e con la quale il pontefice di allora riteneva moralmente auspicabile l'azione dei conquistadores ai quali fu affidato l'incarico di battezzare i nativi, renderli civilizzati.
Si leggeva: «Tra le altre opere gradite alla Divina Maestà e dilette al nostro cuore, questa con certezza è la più elevata, che nei nostri tempi specialmente la fede cattolica e la religione cristiana siano esaltate e dovunque vengano aumentate e diffuse, che si abbia a cuore la salvezza delle anime, e che le nazioni barbariche siano rovesciate e condotte alla stessa fede». A proposito di popolazioni selvagge si aggiungeva che erano composte da gente «che va in giro nuda e non mangia carne» ma di buon carattere. La bolla Inter Caetera di Alessandro VI Borgia non è l'unico elemento di polemica che sta dando filo da torcere in questi giorni alla buona riuscita del viaggio papale in Canada.
Un aspetto storico che per certi versi è legato alla cultura della Cancel Culture (peraltro condannata con forza da Papa Francesco ieri, poiché - ha spiegato - valuta «il passato solo in base a certe categorie attuali» col risultato di «uniformare, rendere tutto uguale e non tollerare le differenze».
Vi sono però altri filoni indigesti e polemici.
I leader inuit, della regione artica di Nunavut che sarà visitata dal pontefice domani, hanno chiesto a Bergoglio di interessarsi personalmente e intercedere con la Francia sul caso di padre Rivoire, missionario tra il 1960 e il 1993 per poi ritornare in terra francese. Un caso emblematico che riporta alla luce il grande tema degli abusi sessuali e dei documenti conservati negli istituti cattolici non sempre disponibili per la consultazione.
Di sicuro i nativi si sarebbero aspettati dal Papa delle parole più esplicite e invece nel mea culpa pronunciato nello stato dell'Alberta due giorni fa Papa Francesco non ha mai menzionato apertamente gli abusi sessuali, pur parlando di vergogna, pur ammettendo la tragedia collettiva e una pagina dolorosa da sanare.
Infine, ultimo elemento di polemica che avanza in modo carsico, si tratta della richiesta di restituzione di alcuni reperti conservati nel museo etnologico vaticano, doni fatti dai missionari che arrivavano dalle zone artiche canadesi a Pio XI. Il Vaticano non sembra abbia la minima intenzione di restituire queste opere d'arte etniche, frutto della raccolta dei missionari su impulso di PIo XI per una grande esposizione organizzata durante il suo regno.
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Il Messaggero