Nel discorso alla curia la risposta di Papa Francesco a Salvini: «Migranti nostri fratelli»

Nel discorso alla curia la risposta di Papa Francesco a Salvini: «Migranti nostri fratelli»
Città del Vaticano - Naturalmente parlava in generale, riferendosi genericamente al dileggio contro la religione cattolica che riempie i social. Eppure era difficile non...

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Città del Vaticano - Naturalmente parlava in generale, riferendosi genericamente al dileggio contro la religione cattolica che riempie i social. Eppure era difficile non scorgere in un passaggio del discorso di Papa Francesco alla curia, un riferimento indiretto alle polemiche che hanno scatenato i suoi appelli a favore dei migranti. Persino il leader della Lega, Matteo Salvini ha da poco pubblicato un tweet in cui interpreta in chiave polemica il magistero papale.


Ecco cosa ha detto il Papa stamattina: «I migranti forzati rappresentano in questo momento un grido nel deserto della nostra umanità. La Chiesa è chiamata a ricordare a tutti che non si tratta solo di questioni sociali o migratorie ma di persone umane, di fratelli e sorelle che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata. È chiamata a testimoniare che per Dio nessuno è 'straniero' o 'escluso'. È chiamata a svegliare le coscienze assopite nell'indifferenza dinanzi alla realtà del Mar Mediterraneo divenuto per molti, troppi, un cimitero».

Solo alcuni giorni fa Francesco ha ricevuto un gruppo di rifugiati provenienti da Lesbo, in Grecia, grazie ai canali sicuri dei corridoi umanitari. In quella occasione ha benedetto un crocifisso con un giubbotto salvagente rivolgendo ai cristiani l'ennesimo appello ad aprire i porti e ad evitare che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero.  

Nel discorso alla curia Francesco ha descritto bene come la fede cristiana in un società ormai secolarizzata possa diventare oggetto di satira feroce, critica, dileggio, offesa.


«Oggi non siamo piu' gli unici che producono cultura, ne' i primi, ne' i piu' ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalita' pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo piu' in un regime di cristianita' perche' la fede - specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell'Occidente - non costituisce piu' un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata».

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Il Messaggero