Città del Vaticano - La pace non sia tra voi. Cardinali che bisticciano, che si scontrano a distanza, come se fossero schegge fuori controllo di due opposte tifoserie, da...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Alcuni giorni fa Mueller ha pubblicato un Manifesto della fede in dieci punti che è stato subito interpretato come l'ennesimo atto di accusa nei confronti del Papa, sostenendo che si starebbe discostando dalla retta via. Pur non nominando mai Francesco, il cardinale Mueller nella sua riflessione insiste nel dire che la legge morale non è un peso ma fa parte di quella verità liberatrice attraverso la quale il cristiano percorre la via della salvezza e non deve essere relativizzata. Ripete che escludere le donne dal sacerdozio non fa parte di una discriminazione sessista ma della stessa dottrina «che non riguarda un potere terreno ma la rappresentazione di Cristo, lo Sposo della Chiesa».
Di rimbalzo gli ha fatto eco il cardinale Walter Kasper, un altro teologo tedesco, che ha bollato il Manifesto di Mueller come paccottiglia visto che, a suo dire, rivela mezze verità creando altre divisioni nella Chiesa. «Se da una parte il Manifesto contiene alcune posizioni sulla fede che ogni buon cattolico può affermare con tutto il cuore, dall'altro sottolinea con insistenza alcune verità che, così sentenziate, fanno svanire l'altra metà».
Una sottigliezza da teologo per dire che questo aumenta la confusione circa la dottrina. «Ci sono affermazioni generali che così non possono stare in piedi, come quando si dice che la coscienza dei fedeli non è adeguatamente formata. Questa frase in tale forma generica è offensiva per molti credenti. E cosa diranno molti, pensando ai preti accusati di violenza? La loro coscienza è adeguatamente formata? Che cosa devono provare le vittime degli abusi sentendo una frase espressa in modo indifferenziato come il sacerdote continua l’opera di salvezza sulla terra? Ma è la giusta distinzione a fare il teologo! In altri passi – dice Kasper - non si tratta di un manifesto di fede, ma di un manifesto di convinzioni teologiche private che non può essere universalmente vincolante. Anche in questo caso solo un esempio: sull’affermazione che i divorziati risposati civilmente e cristiani non cattolici non possono ricevere l’eucaristia fruttuosamente, il Manifesto invoca il n. 1457 del Catechismo della Chiesa cattolica. Ho controllato due volte e non ho trovato quella frase. Non conosco altre dichiarazioni dogmaticamente vincolanti in cui la frase si trovi in questa forma. Per inciso, il Manifesto parla di divorziati risposati, il cui primo matrimonio è ancora valido davanti a Dio. Quindi evidentemente assume che ve ne siano anche, il cui primo matrimonio non sia valido davanti a Dio. Chi può decidere questo, e che si fa in tal caso?» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero