Papa Francesco rassegnato: «Non c'è volontà politica per cambiare la corsa agli armamenti»

Papa Francesco rassegnato: «Non c'è volontà politica per cambiare la corsa agli armamenti»
Città del Vaticano - E' come non ci fosse più margine per la speranza. Cambiare resta sempre possibile ma non ci sono le condizioni politiche. Il...

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Città del Vaticano - E' come non ci fosse più margine per la speranza. Cambiare resta sempre possibile ma non ci sono le condizioni politiche. Il cammello non può entrare per la cruna dell'ago. Papa Francesco in un messaggio  alla Pontificia accademia della scienza sembra prendere atto che gli sforzi di tanti politici, leader religiosi, intellettuali, economisti sembrano essere vani di fronte all'impossibilità di invertire la rotta di una umanità segnata da ingiustizie, guerre e violenze e sottoposta agli interessi di pochi. «Il superamento della fame e della sete, dell’elevata mortalità e della povertà, specialmente tra gli ottocento milioni di bisognosi ed esclusi della Terra, non verrà raggiunto senza un cambiamento negli stili di vita». Il Papa spiega rassegnato che nell’Enciclica Laudato aveva presentato alcune proposte-chiave per il raggiungimento di questo traguardo ma sembrano essere state parole al vento. Vox clamantis in deserto. «Tuttavia, mi sembra di poter dire che mancano volontà e determinazione politica per arrestare la corsa agli armamenti e porre fine alle guerre, per passare con urgenza alle energie rinnovabili, ai programmi volti ad assicurare l’acqua, il cibo e la salute per tutti, ad investire per il bene comune gli enormi capitali che restano inattivi nei paradisi fiscali». In questa frase si misura una impotenza forse come mai prima era capitato. «Come fecero San Paolo VI e San Giovanni Paolo II chiedo agli scienziati l'attiva collaborazione al fine di convincere i governanti della inaccettabilita’ etica di tale armamento a causa dei danni irreparabili che esso causa all’umanita’ e al pianeta». Francesco torna a ribadire la necessita’ di un disarmo di «cui oggi sembra non si parli piu’ a quei tavoli intorno ai quali si prendono le grandi decisioni».
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Il Messaggero