Eutanasia, Papa Francesco tuona contro le sentenze creative, il diritto di morire non esiste

Eutanasia, Papa Francesco tuona contro le sentenze creative, il diritto di morire non esiste
Città del Vaticano - Il diritto di morire è privo di qualsiasi riferimento giuridico. E' come se non esistesse. Papa Francesco torna a pronunciarsi contro...

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Città del Vaticano - Il diritto di morire è privo di qualsiasi riferimento giuridico. E' come se non esistesse. Papa Francesco torna a pronunciarsi contro l'eutanasia incontrando in Vaticano il Centro Studi Rosario Livatino, intitolato al magistrato ucciso giovanissimo dalla mafia nel 1990. Il tema del fine vita è al centro di un articolato discorso.


Per Papa Francesco le sentenze «che in tema di diritto alla vita vengono talora pronunciate nelle aule di giustizia in Italia e in tanti ordinamenti democratici sono pronunce per le quali l'interesse principale di una persona disabile o anziana sarebbe quello di morire e non di essere curato; o che - secondo una giurisprudenza che si autodefinisce 'creativa '- inventano un 'diritto di morire' privo di qualsiasi fondamento giuridico e in questo modo affievoliscono gli sforzi per lenire il dolore e non abbandonare a se' stessa la persona che si avvia a concludere la propria esistenza».

Il Pontefice ricorda quanto disse Livatino in una conferenza nell'aprile 1986, riferendosi alla questione dell'eutanasia, e riprendendo le preoccupazioni che un parlamentare laico del tempo aveva per l'introduzione di un presunto diritto all'eutanasia, egli faceva questa osservazione: «Se l'opposizione del credente a questa legge si fonda sulla convinzione che la vita umana [...] e' dono divino che all'uomo non e' lecito soffocare o interrompere, altrettanto motivata e' l'opposizione del non credente che si fonda sulla convinzione che la vita sia tutelata dal diritto naturale, che nessun diritto positivo puo' violare o contraddire, dal momento che essa appartiene alla sfera dei beni 'indisponibili', che ne' i singoli ne' la collettivita' possono aggredire». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero