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Città del Vaticano – Papa Francesco all'Angelus ringrazia pubblicamente, per diverse volte, il suo predecessore, Papa Ratzinger, l'Emerito di 94 anni che dal 2013 vive ritirato nel monastero Mater Ecclesiae sul colle vaticano. La salute di Ratzinger è ancora complessivamente discreta benchè le sue condizioni siano sempre più fragili e delicate, come hanno riferito anche alcuni vescovi tedeschi che in questi giorni sono andati a trovarlo.
Papa Francesco, l'omaggio a Ratzinger
Francesco ha voluto rendergli omaggio per la sua testimonianza sacerdotale, chiamandolo prima 'Papa', poi 'padre' e anche 'fratello', segno evidente di un legame umano che, al di là delle convenzioni di facciata, in questi otto anni si è davvero cementato divenendo profondo: «70 anni fa Papa Benedetto veniva ordinato sacerdote: a te Benedetto, caro padre e fratello va il nostro affetto, la gratitudine e la vicinanza. Lui vive nel monastero Mater Ecclesiae, un luogo voluto per ospitare le comunità contemplative in Vaticano perché pregassero per la Chiesa, ma attualmente è lui il contemplativo del Vaticano che spende la sua vita pregando per la Chiesa e per la diocesi di Roma della quale è Vescovo Emerito: grazie Benedetto caro padre e fratello, grazie per la tua testimonianza credibile grazie per il tuo sguardo continuamente rivolto verso l'orizzonte di Dio; grazie».
In questo periodo, in vista dell'anniversario sacerdotale di Ratzinger, sono stati pubblicati diversi libri che ripercorrono la vita del grande teologo bavarese.
In un altro volume, stavolta scritto da Roberto Rusconi, tra gli storici della Chiesa più accreditati (Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, teologo, cardinale, Papa) viene, invece, enfatizzata in modo problematico soprattutto la svolta al pontificato impressa con le dimissioni nel 2013. La presenza inedita di Papa Emerito, con la veste bianca, tra le mura del Vaticano, ha aperto una sequela di interrogativi e di prospettive. Scrive Rusconi: «La decisione di procedere alla rinuncia al pontificato, decisione di fronte alla quale si erano arretrati prima Paolo VI e poi Giovanni Paolo II, aveva fatto intravedere risvolti inediti nella gestione del supremo magistero ecclesiastico, gli avvenimenti degli anni successivi hanno ingenerato crescenti perplessità». Rusconi a conclusione del libro rispolvera poi la inquietante profezia di Malachia di Armagh, un abate irlandese morto nel 1148. «Allora la fine della Chiesa la si riteneva non infinita dal momento che al suo termine si stagliava il nome di un papa dalla ingombrante portata programmatica, Petrus Romanus».
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Il Messaggero