Città del Vaticano – Cominciano ad uscire i documenti che scagionano Pio XII dalla leggenda nera di non avere fatto nulla per salvare gli ebrei. L'Osservatore...
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Oppure il foglio con il Press-service di Washington del 20 ottobre 1943 che informa che «nella notte del 15-16 ottobre un numero considerevole di Ebrei sono stati arrestati in varie parti di Roma (stop) dopo essere stati tenuti 24 ore nel collegio militare sono stati trasportati ad una destinazione sconosciuta (stop) è detto qui che la Santa Sede si è interessata che simili accaduti non si ripetono e in favore di casi particolari».
Il giornale vaticano anticipa che in questo caso è la nota in margine con la tipica grafia pacelliana che apre una nuova finestra interpretativa: «è prudente che Presseservice mandi queste notizie?», scrisse Papa Pio XII, ben consapevole che non giovava di svegliare i cani che dormono, soprattutto non i nazisti, per azioni umanitarie che partivano dal Palazzo Apostolico. Con un «No davvero» secco e deciso scritto da monsignor Tardini, Segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, la linea dell’assoluta discrezione da parte della Santa Sede al riguardo del suo operato viene evocata, senza mezzi termini, ancora una volta.
L'ALTOLA' DEGLI EBREI
«È molto sospetto questo sensazionalismo, con i fascicoli già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio. Ma basta poco per rendersi conto che già le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo. Si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati», commenta all'Ansa il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. «Dopo aver detto che ci vorranno anni di studio, ora la soluzione uscirebbe il primo giorno come il coniglio dal cilindro del prestigiatore. Per favore, fate lavorare gli storici». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero