Pedofilia, il cardinale Gracias: «Vescovi rendano conto degli abusi». Ma anche lui è accusato di insabbiamento

Pedofilia, il cardinale Gracias: «Vescovi rendano conto degli abusi». Ma anche lui è accusato di insabbiamento
Città del Vaticano – La seconda giornata del summit sugli abusi inizia con la relazione del cardinale indiano Osvald Gracias e, contemporaneamente, fa emergere la...

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Città del Vaticano – La seconda giornata del summit sugli abusi inizia con la relazione del cardinale indiano Osvald Gracias e, contemporaneamente, fa emergere la prima contraddizione. Inspiegabile. Lo stesso cardinale – secondo la Bbc – non avrebbe fatto nulla davanti alla notizia di un prete pedofilo che in una diocesi indiana, tre anni fa, ha molestato un bambino. Nel 2015 la mamma si accorge della violenza sul piccolo da parte di un religioso e va dal cardinale a denunciare il fatto e chiedere giustizia. Per tutta risposta il cardinale gli fa sapere che se ne sarebbe occupato ma che in quel momento aveva altre cose più urgenti e che doveva andare a Roma, violando, tra l'altro le leggi indiane sulla protezione dei minori che gli avrebbero imposto di chiamare subito la polizia. Alla BBC il porporato ha ammesso di essere stato preso dal panico. «Ammetto che in quel momento la polizia avrebbe dovuto essere coinvolta».


Nella relazione che il cardinale Gracias legge non c'è traccia di questo suo personale episodio. Ai vescovi presenti in aula sviluppa il discorso della collegialità. «Perché una guarigione avvenga in modo efficace, deve esserci una comunicazione chiara, trasparente e coerente da parte di una Chiesa collegiale alle vittime, ai membri della Chiesa e alla società in generale. In quella comunicazione, la Chiesa offre diversi messaggi».

Aggiunge anche che «l'abuso sessuale di minori e adulti vulnerabili nella Chiesa rivela una complessa rete di fattori interconnessi tra cui: psicopatologia, decisioni morali peccaminose, ambienti sociali che consentono l'abuso, risposte istituzionali e pastorali spesso inadeguate o chiaramente dannose o mancanza di risposta. L'abuso perpetrato dai chierici (vescovi, sacerdoti, diaconi) e da altri che servono nella Chiesa (ad esempio insegnanti, catechisti, allenatori) si traduce in danni incalcolabili sia diretti che indiretti. Soprattutto, l'abuso – spiega - infligge danni ai sopravvissuti. Questo danno diretto può essere fisico. È inevitabilmente psicologico, con tutte le conseguenze a lungo termine di ogni grave trauma emotivo legato a un profondo tradimento della fiducia».

«Non si può ignorare che nella Chiesa abbiamo avuto difficoltà ad affrontare la questione dell'abuso nel modo giusto, per vari motivi. Anche noi, come vescovi, abbiamo tale responsabilità. Questo mi solleva una domanda: ci impegniamo davvero in una conversazione aperta e segnaliamo onestamente i nostri fratelli vescovi o preti quando notiamo che hanno un comportamento problematico?»

«Strettamente collegato a questo punto - conclude Gracias - è la volontà di ammettere personalmente gli errori l'uno con l'altro e chiedere aiuto, senza voler fingere di essere perfetti».


La giornata prosegue con l'ascolto di una vittima e un successivo intervento di un cardinale, stavolta americano, Cupich, uno degli organizzatori del summit sugli abusi.




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Il Messaggero