Papa Francesco dal Marocco grida all'Europa: «Basta respingimenti»

Papa Francesco dal Marocco grida all'Europa: «Basta respingimenti»
Rabat (Marocco) - «Mi chiamo Abena Banyomo Jacson, sono nato in un piccolo villaggio del Camerun. Nel 2013, disperato per le condizioni di vita della mia famiglia, ho deciso...

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Rabat (Marocco) - «Mi chiamo Abena Banyomo Jacson, sono nato in un piccolo villaggio del Camerun. Nel 2013, disperato per le condizioni di vita della mia famiglia, ho deciso di lasciare il mio paese diretta in Europa, per trovare una migliore situazione che mi avrebbe permesso di aiutare i miei». Al centro Caritas di Rabat un giovane prende a parlare davanti al Papa, raccontando l'odissea attraverso la Nigeria, il Niger, l'Algeria e, sempre come clandestino, in Marocco. I tentativi di raggiungere l'Europa sono finiti, così la forza e la speranza, dopo un periodo di quasi schiavitù e dolorose esperienze in un ghetto di migranti nella foresta di Gourougou. Un inferno.


Il tema dei migranti torna prepotente e in primo piano nel viaggio di Papa Francesco in Marocco che lancia strali all'Europa e ai governi (tra cui quello italiano). Denuncia le «forme di espulsione collettive che non permettono una corretta gestione dei casi particolari e che pertanto non devono essere accettate». Papa Francesco parla del diritto a emigrare, ma anche del diritto a non emigrare e chiede programmi di cooperazione internazionale e di sviluppo transnazionale svincolati da interessi di parte. Chiede l'ampliamento dei canali migratori regolari che poi sono uno degli obiettivi del Global Compact che molti paesi hanno firmato dopo la conferenza di Marrakesh (non l'Italia). Insiste su un punto, che non bisogna farsi condizionare dalle paure e dall'ignoranza. I migranti non sono scarti. Nel centro Caritas ci sono persone di diverse nazionalità africane, tutte accomunate dal medesimo destino, il sogno di migliorare la propria vita, di scappare dalla miseria, dalla fame.

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Il Messaggero