Papa Francesco va in Bulgaria e Macedonia, l'Europa e i migranti al centro del viaggio

Papa Francesco va in Bulgaria e Macedonia, l'Europa e i migranti al centro del viaggio
Città del Vaticano - Un viaggio nei paesi dell'Est Europa a ridosso delle elezioni europee. Papa Francesco affronterà domenica e lunedì prossimi il...

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Città del Vaticano - Un viaggio nei paesi dell'Est Europa a ridosso delle elezioni europee. Papa Francesco affronterà domenica e lunedì prossimi il 29esimo viaggio del suo pontificato, che dal 5 al 7 maggio lo porterà nei Balcani, in Bulgaria e Macedonia del Nord. Sempre in questa area il Pontefice tornerà dopo meno di un mese, stavolta in Romania dal 31 maggio al 2 giugno. L'attenzione è tutta focalizzata ai rapporti ecumenici e interreligiosi, alla situazione nei campi profughi che visiterà non appena arriverà a Sofia. Lì incontrerà rifugiati provenienti per lo più dalla Siria.


La Bulgaria non fa parte del «gruppo di Visegrad» (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) anche se al suo interno risente ugualmente di una forte tendenza alla chiusura delle frontiere. Il messaggio che lancerà il Pontefice sarà rivolto non solo al governo di Sofia ma anche agli altri Paesi che predicano l'erezione di muri e barriere per l'ingresso.

Don Boris Stoykov, sacerdote cattolico di rito latino, parroco della città di Zhinitsa, nella diocesi di Sofia-Plovdiv, dove ci sono un terzo dei circa 68 mila cattolici di Bulgaria, che rappresentano meno dell'1% della popolazione in maggioranza ortodossa (84%, mentre il 12% sono i musulmani), spiega che al momento i media parlano poco della visita di Papa Francesco.

Al contrario della precedente visita di un Papa, Giovanni Paolo II nel 2002 quando disse di non credere alla «pista bulgara» per il suo attentato, oggi c'è meno voglia di rievocare il triste passato del regime. «Ora che si attende il Papa - commenta don Boris - non vogliamo ricordare il periodo del duro comunismo. Sono passati trent'anni: ora si vuole guardare al futuro senza continuare a leccarci le ferite».

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Il Messaggero