Città del Vaticano - «Chiarisco subito: con questi signori non sono mai andato a Londra, non ho nulla a che vedere con l’acquisto di questo immobile e men che...
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Torzi e Intendente non li conosceva affatto?
«Li ho conosciuti il 12 novembre 2018, ma non sono stato io ad introdurre Torzi in Vaticano e se c’è qualcuno che afferma questo dice il falso strumentalmente. Forse bisognerebbe anche capire perché lo fa. Posso dimostrare quello che dico e soprattutto non posso permettere che la mia amicizia con il Papa venga sporcata da sospetti o doppiezze».
Come venne introdotto in Vaticano?
«Attraverso il bellissimo progetto “Nontiscordardime”, portato avanti dalla cooperativa che presiedo, la Osa, e da alcune strutture ospedaliere romane, con l'obiettivo di assistere bambini e anziani nei municipi periferici di Roma. Si tratta di due camper con medici a bordo che portano assistenza laddove non sempre l’assistenza pubblica arriva. Un progetto che vede coinvolti anche il Gemelli e il Bambin Gesù. È nato dopo l’incontro del Papa con Confcooperative. In quella occasione Francesco disse che sarebbe stato bello se le cooperative avessero lavorato di concerto con le realtà affini della Chiesa, parrocchie e ospedali cattolici. E' così che è nato “Nontiscordardime”. Oggi è una rete attiva e vitale in ben 28 parrocchie nelle periferie romane».
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E poi?
«Naturalmente il progetto “Nontiscordardime” ha richiesto parecchio lavoro preparatorio, ed è così che ho conosciuto sia Perlasca che Tirabassi. Sulla vicenda di Londra non ho mai avuto ruolo, in questa storia ho preferito sempre tenermi due passi indietro, guardandomi bene dall'andare oltre. Mi hanno insegnato il gusto nell’essere servi inutili, e quando non richiesti è bello riposare.»
Eppure il suo nome circola e si dice che sia stato proprio lei a introdurre Torzi nelle sacre stanze..
«Non è andata così. Ho visto per la prima volta Torzi il 12 novembre 2018. Mi fu presentato da Intendente in una cornice professionale legata alle attività imprenditoriali che svolgo con la cooperativa. Peraltro il discorso intavolato non ebbe alcun seguito. Si trattava di un’ipotesi di cessione di crediti a cui pensavamo di ricorrere a causa dei ritardati pagamenti tipici del nostro paese. Ma, ripeto, il discorso si arenò dopo qualche mese e scegliemmo altre vie. E così quella storia per me non proseguì in alcun modo. Posso immaginare che il mio nome sia uscito strumentalmente e ciò mi dispiace per essere io legato alla amicizia devota e gratuita verso questo Papa. Mi lega a lui un rapporto sincero, privatissimo, nato vent'anni fa in Argentina, dove mi trovavo per motivi di lavoro. Mi addolora pensare che qualcuno possa averla sfruttata per fini collaterali. Per me si tratta di un legame umano fondamentale, prezioso anche per i miei figli. Un legame, ripeto, privatissimo. Non l’ho mai sbandierato con nessuno, e mi spiace che sia stato reso noto in questo frangente in modo improprio e artefatto».
Forse c'è chi voleva trarne vantaggio, a pensar male si fa peccato ma...
«Purtroppo le tentazioni di strumentalizzazione sono alte. A me spiace esserne causa indiretta, con il rischio di creare danno a un uomo così importante per il mondo e al quale voglio davvero bene ».
Qualcuno ha interesse a sviare le indagini in corso?
«Spero che la verità emerga in tutti i suoi aspetti».
Che idea si è fatto dell'operazione immobiliare a Londra?
«Un passaggio complicato ancora da comprendere, soprattutto per chi ha pochi elementi come me».
Persino il cardinale Parolin ha definito questa operazione opaca..
«Se la ha definita così, sarà cosi, io non saprei dirle».
Alla fine è diventato un passaggio quasi simbolico la bonifica del Vaticano?
«Il Papa vuole che tutta la verità venga fuori, compresi gli aspetti che servono anche a tutelare le persone. Si tratta di innocenti fino a prova contraria. Si vedrà dal lavoro degli inquirenti. Mi auguro che ci riescano. Io ho fiducia: la verità verrà fuori».
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Il Messaggero