Città del Vaticano – Soldi, soldi e ancora soldi. Tra le tante operazioni fallimentari che hanno ultimamente intaccato le casse della Chiesa c'è...
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Il deficit si era accumulato velocissimo raggiungendo la cifra monstre di 100 milioni di euro, fino a che quattro mesi fa il Patriarcato era stato costretto a mettere in vendita molti terreni a Nazareth, in Galilea e diverse proprietà in Giordania.
La prima pietra della università era stata posata da Benedetto XVI nove anni fa. Nel 2015, a fronte delle voragini nelle casse, il Vaticano aveva mandato un nunzio per fare una verifica preliminare, infine Papa Francesco aveva sostituito Twal e al suo posto aveva nominato come amministratore monsignor Pierbattista Pizzaballa, francescano e uomo di grande caratura morale.
«Il 2020, nonostante le tante emergenze, ha segnato la fine di un faticoso percorso di ristrutturazione e di risoluzione di difficili situazioni preesistenti. Il grande debito che il Patriarcato aveva verso la fondazione San Giovanni Battista, legata all’Università di Madaba, è stato integralmente rimborsato. Ciò ha ridotto di quasi il 60% i debiti complessivi che gravano sul Patriarcato» ha annunciato Pizzaballa.
«Ciò è stato possibile grazie alla dolorosa cessione di alcuni beni non essenziali per il Patriarcato. Ora abbiamo un piano strutturato per concludere presto anche gli impegni rimanenti». La lettera di Pizzaballa è stata indirizzata all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme per ringraziare le dame e i cavalieri di tutto il mondo per le offerte che sono state raccolte in questi 4 anni.
«Molto resta da fare, ma siamo ormai alla fine di un percorso positivo per la vita della diocesi di Gerusalemme. Desidero ringraziare il gran maestro, sia l’attuale sia il suo predecessore, per il loro sostegno e incoraggiamento» ha aggiunto Pizzaballa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero