Papa Francesco annuncia viaggi in Congo e Sud Sudan ma per ora niente blitz alla frontiera ucraina

Papa Francesco annuncia viaggi in Congo e Sud Sudan ma per ora niente blitz alla frontiera ucraina
Città del Vaticano – Papa Francesco ha annunciato che a luglio andrà a Kinshasa, in Congo e, nei giorni immediatamente successivi, in Sud Sudan, a Juba, meta...

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Città del Vaticano – Papa Francesco ha annunciato che a luglio andrà a Kinshasa, in Congo e, nei giorni immediatamente successivi, in Sud Sudan, a Juba, meta di un viaggio delicatissimo che ha rimandato già un paio di volte sia per il covid che per l'assenza di condizioni di sicurezza a causa della guerra civile scoppiata nel 2013 e costata 400 mila vite umane. Ora che la situazione si è fatta meno complicata, è ripartito il progetto di Juba studiato inizialmente con la collaborazione dell'arcivescovo anglicano Justin Welby. Stamattina il programma di massima era contenuto in un comunicato della Sala Stampa. Se da una parte questi viaggi, compreso quello a Malta previsto per l'inizio di aprile dimostra la ripresa post-pandemica della attività internazionale del pontefice, dall'altra mette in evidenza tutte le contorsioni della diplomazia vaticana che in questo momento si sviluppano davanti all'attacco russo in Ucraina. 

 

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Nei mesi precedenti, quando il tam tam funebre dell'attacco militare si faceva sempre più rumoroso, i vescovi e le autorità politiche ucraine avevano reiteratamente chiesto a Papa Francesco di intraprendere un viaggio blitz, simbolico ed evocativo, a Kiev o a Leopoli nella speranza che la sua presenza -  rispettata in tutto il mondo ortodosso e anche dal presidente Putin - potesse aiutare a far riflettere e a riportare la questione in un alveo meno drammatico. Il Papa però ha risposto picche sostenendo che per un viaggio avrebbe atteso l'arrivo di un momento più propizio. Nel frattempo però la guerra è scoppiata violentissima producendo un massiccio afflusso di gente in fuga dalle città bombardate. Il numero delle vittime intanto sale di ora in ora, i profughi intasano le frontiere polacche, romene, slovacche, ungheresi e all'orizzonte si intravede persino lo spettro della minaccia nucleare. 

E' in questo quadro che l'idea di viaggio lampo di Papa Francesco in un luogo da definire lungo il confine tra Polonia e Ungheria, tra i profughi ucraini, secondo alcuni osservatori potrebbe essere davvero simbolico e potente, benchè al momento in Vaticano tutti lo escludano, e non rientra proprio nelle possibilità di Francesco impegnato a camminare sulle uova per non giocarsi la finestra di dialogo con il presidente Putin. 

Nel frattempo le preoccupazioni stanno crescendo. Anche a Mosca cominciano a farsi sentire i primi segnali del contraccolpo a livello economico dettato dalle sanzioni. L'arcivescovo a Mosca, monsignor Paolo Pezzi ha raccontato di avere assistito personalmente alla preoccupazione di tanti fedeli sul rischio di perdere il lavoro nelle prossime settimane, o anche alle difficoltà che si possono manifestare per la forte svalutazione del rublo e quindi del prevedibile aumento dei costi.

In questi giorni, dalla Georgia, ex paese satellite sovietico e ora proclamata Repubblica parlamentare, il nunzio apostolico a Tbilisi, l'arcivescovo portoghese José Bettencourt ha affermato che il popolo georgiano teme che il proprio paese possa essere invaso dalla Russia di Putin nel futuro prossimo. «La popolazione dice che la Georgia sarà la prossima, ricordando l'occupazione dell'Ossezia nel 2008» ha affermato al giornale portoghese Correio da Manha. Ogni giorno in Georgia ci sono manifestazioni contro l'invasione russa dell'Ucraina. Il problema più grande, finora avvertito dai georgiani, è stata la corsa alle banche, che sono russe, e che non consentono ingenti prelievi di contanti.

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Il Messaggero