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Città del Vaticano – Piazza San Pietro praticamente deserta e chiusa, il Papa dentro al Palazzo Apostolico legge il messaggio natalizio prima di impartire la benedizione al mondo intero, Urbi et Orbi. A causa del Covid la benedizione dalla Loggia della basilica è saltata anche per evitare assembramenti in piazza. Il pensiero corre subito ai vaccini anti-covid da garantire a tutti. Evoca le sofferenze dei bambini in Siria, il conflitto che ancora serpeggia latente in Nagorno-Karabakh, le devastazioni dovute ai cataclismi di origine climatica. Elenca le minoranze perseguitate, compreso i Royngya in Myanmar ma tralascia quello che accade ai tibetani, agli Uiguri e a quello che succede ad Hong Kong.
Il messaggio
«Sia garantito l’accesso ai vaccini e alle cure – dice Francesco - Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni persona è un mio fratello.
In questi mesi, ha fatto presente il Papa, sono affiorate sofferenze diffuse che hanno incoraggiato la solidarietà. «Il Bambino di Betlemme ci aiuti allora ad essere disponibili, generosi e solidali, specialmente verso le persone più fragili, i malati e quanti in questo tempo si sono trovati senza lavoro o sono in gravi difficoltà per le conseguenze economiche della pandemia, come pure le donne che in questi mesi di confinamento hanno subito violenze domestiche».
L'appello
Non è poi mancato un appello alle istituzioni e ai governi per «una rinnovata cooperazione internazionale, a cominciare dall’ambito sanitario, affinché a tutti sia garantito l’accesso ai vaccini e alle cure» ma anche sul fronte politico, specialmente per trovare una composizione in Siria, in Iraq, in Libia e nello Yemen, dove si paga ancora l’alto prezzo della guerra. La pace viene evocata anche per palestinesi e israeliani «per cercare una pace giusta», per il Libano e per il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come pure nelle regioni orientali dell’Ucraina, e a favorire il dialogo quale unica via che conduce alla pace e alla riconciliazione.
E poi ancora Etiopia, Nigeria, Camerun, Sud Sudan, Mozambico. Pensando all'Asia il Papa non dimentica il popolo dei Rohingya, l'etnia musulmana perseguitata in Myanmar.
Infine il suo pensiero è andato alle famiglie: «a quelle che oggi non possono ricongiungersi, come pure a quelle che sono costrette a stare in casa. Per tutti il Natale sia l’occasione di riscoprire la famiglia come culla di vita e di fede». In questa carrellata di paesi schiacciati da guerre, violenze e persecuzioni più o meno striscianti ancora una volta Francesco sceglie di non dire nulla a favore della minoranza Uiguri, perseguitata in Cina.
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