Ucraina, papa Francesco e il rischio di una terza guerra mondiale «fatta a pezzi»

Papa Francesco e il rischio di una terza guerra mondiale «fatta a pezzi»
Città del Vaticano – Siamo nella terza guerra mondiale a pezzetti. Il primo leader mondiale ad aver reiteratamente denunciato il rischio altissimo di un...

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Città del Vaticano – Siamo nella terza guerra mondiale a pezzetti. Il primo leader mondiale ad aver reiteratamente denunciato il rischio altissimo di un conflitto su scala globale, seppure portato avanti a segmenti, è stato Papa Francesco che da almeno sette anni, da quando è esplosa la crisi della Crimea conclusasi con la separazione dal resto dell'Ucraina dopo l'intervento militare russo di occupazione nel 2014, continua a martellare su questo scenario. «Siamo in una terza guerra mondiale a pezzi». Lo ha detto davanti a capi di Stato, gruppi di fedeli, ambasciatori, politici, giornalisti. La prima volta che ha manifestato la convinzione di assistere ad un progressivo aumento dei conflitti fino ad intravedere un disegno bellico totale risale all'agosto del 2014.

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Papa Francesco e il rischio di una terza guerra mondiale «fatta a pezzi»

Era sull'aereo che lo riportava a Roma dal viaggio in Corea del Sud. Avrebbe voluto mettere piede sulla linea di confine con la Corea del Nord ma vi erano troppe variabili negative e uno scenario mondiale destabilizzato dalla crisi Ucraina, con Russia e Cina che si muovevano dietro le quinte. «oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale, ma a pezzi?. Ha capito?». Una espressione che ha ripreso in seguito davanti all'Assemblea ONU dove i "pezzi" di questa guerra planetaria sono le azioni apparentemente singole ma collegate, il sottofondo di fanatismo, di odio al quale va aggiunta l'insaziabile sete di potere e il business degli armamenti sempre più crescente.

Per il Papa c'è bisogno di rafforzare il multilateralismo se gli stati vogliono limitare la "terza guerra mondiale" in atto, con il conseguente degrado antropologico di chi rinuncia non solo alla propria umanità ma anche all'umanità altrui. La terza guerra mondiale strisciante che lui vede ha i connotati di una guerra fredda versione 2.0. Un po' come ha denunciato durante il suo viaggio a Sarayevo, tornando dal Giappone, in visita al sacrario di Redipuglia, parlando della Siria. «Anche oggi, – aveva affermato Papa Bergoglio – dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta ‘a pezzi’, con crimini, massacri, distruzioni». Il mondo che osserva è profondamente destabilizzato.

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Papa Francesco in questi giorni davanti alla crisi ucraina ha ripreso i toni angosciati che aveva manifestato in passato mentre all'udienza ha convocato la giornata di digiuno per il 2 marzo. Un intervento limitato alla sfera religiosa e oggettivamente super partes. Tuttavia se si mettono assieme gli interventi in questi ultimi anni si capisce bene che Francesco si è convinto di come la situazione internazionale sia sull'orlo di un abisso. In un Tweet, alcuni mesi fa, annotava sul suo profilo @Pontifex: «La corsa agli armamenti, comprese le armi nucleari, continua a sprecare risorse preziose che sarebbe meglio utilizzare a beneficio dello sviluppo integrale dei popoli e per proteggere l’ambiente naturale».

 

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Il Messaggero