Missionari comboniani all'Europa: «Rompete questo accordo scellerato con Ankara sui migranti»

Città del Vaticano – I missionari comboniani rompono il silenzio e incalzano la Cei a prendere posizione contro la Turchia e l'Europa per riprendere la operazione...

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Città del Vaticano – I missionari comboniani rompono il silenzio e incalzano la Cei a prendere posizione contro la Turchia e l'Europa per riprendere la operazione Sophia nel Mediterraneo, difendere la marea di migranti siriani che si sono ammassati al confine della Grecia, provenienti dalle zone del conflitto siriano, in corso a Idlib. 


«Chiediamo alla Conferenza Episcopale italiana, che ha convocato a Bari dal 19 al 23 febbraio scorso, l’incontro di tutti i vescovi del Mediterraneo di alzare la voce in favore di queste sorelle e fratelli che pagano per queste guerre di cui siamo anche noi responsabili». Al tempo stesso i missionari chiedono all’Ue, che si proclama patria dei Diritti Umani: «di annullare il criminale accordo con Erdogan per trovare soluzioni umane per questi 4 milioni di rifugiati in Turchia. Ritornare all’operazione Sophia in tutto il Mediterraneo e specialmente in questo lembo di mare Egeo per salvare vite umane e riprendere in mano, in sede Onu, la questione della Siria».


I comboniani fanno presente che mentre le notizie dell’epidemia Coronavirus sovrastano tutto, la pentola a pressione nel Medio Oriente sta scoppiando. «La Turchia in guerra contro la Siria, a sua volta sostenuta dalla Russia, per il controllo della città di Idlib, si vede arrivare un altro milione di rifugiati, in buona parte bambini e donne. Ankara, che già trattiene sul suo suolo quattro milioni di rifugiati siriani e afghani per un accordo scellerato con la UE, dalla quale ha ricevuto sei miliardi di euro, non ce la fa più e sta ricattando l’Europa per nuovi finanziamenti. Per ottenerli ha aperto le frontiere verso la Grecia. 18.000 siriani hanno già attraversato il confine ma Grecia e Bulgaria hanno bloccato subito le loro frontiere. Molti stanno già dirigendosi anche verso le isole greche, in particolare Chio e Lesbo, dove c’è già una situazione insostenibile. Basti pensare che a Lesbo, nel campo di Moria, che può ospitare 3.000 persone, ci sono già 20.000 rifugiati. Siamo al collasso!»


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Il Messaggero