Un prete e una giornalista indagano sugli effetti della violenza sulle donne, l'odio non prevale mai

Un prete e una giornalista indagano sugli effetti della violenza sulle donne, l'odio non prevale mai
E' un percorso accidentato che si sviluppa tra abissi dolore e picchi di resilienza femminile quello che hanno realizzato assieme un sacerdote italiano e una delle più...

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E' un percorso accidentato che si sviluppa tra abissi dolore e picchi di resilienza femminile quello che hanno realizzato assieme un sacerdote italiano e una delle più famose giornaliste latino-americane, Gigi Ginami e Valentina Alazraki. Una sorta di diario in cui si condensano storie di donne maltrattate, abusate ma, nonostante le avversità, mai vinte dalla violenza circostante. Donne diverse, di paesi differenti, persino continenti distanti eppure accomunate da un filo rosso importante, vista la capacità di ognuna di far fronte alle situazioni più gravose con uno spirito e una fede incrollabili, uno sguardo sul mondo più ampio del proprio dolore personale.

Candidate al premio per la resilienza tre donne speciali, l'astrofisica marchigiana Faedi e due attiviste africane
Il libro pubblicato dalle Edizioni San Paolo si intitola, Grecia e le altre. Prende il nome di Grecia una giovanissima donna messicana che all'ottavo mese di gravidanza ha visto il marito morire tra le sue braccia colpito dal piombo dei narcos, in una delle regioni più violente del Messico. Si trovava nel piccolo negozietto di chacos quando una banda che raclamava il pizzo è entrata aprendo il fuoco. La traettoria umana di Grecia, l'unica sopravvissuta, è fatta di perdono e resilienza.
La rete delle donne in difficoltà che si aiutano, la bellissima storia di Barbara panificatrice di Reggio Emilia
«Quando sono andata a trovare Grecia – racconta Valentina Alazraki – volevo affrontare il tema della violenza, al quale mi sto dedicando molto». La violenza contro le donne e i femminicidi ma anche la violenza indiretta che si abbatte su destini diversi, che compie traiettorie inspiegabili, come la forza di trasformare il male in qualcosa di meno vincolante dell'odio per non intaccare il cuore del bambino che questa donna portava in grembo, risparmiandolo al destino di crescere con le radici della vendetta incorporate. 


«Ammiro profondamente questa giovane donna – scrive Valentina - che, oltre al proprio dolore, deve sopportare il dolore di suo figlio e, per amore, riesce a trasformare ogni giorno l’odio in forza. E così, nonostante la rabbia tremenda per il male ricevuto, Grecia ha deciso di non fare indagini per scoprire chi ha ammazzato Israel per il bene dei suoi figli, perché non può permettersi che succeda qualcosa anche a lei. Grecia mi dice che la vita continua, che non ci sono parole per curare il dolore e che solo l’amore ti aiuta a sanare le ferite: "La vita chiama. I figli ti fanno capire che la vita deve andare avanti”. Il bambino ora ha lo stesso nome del padre e l'unico contatto che hanno avuto è il sangue del padre morto mentre lo portavano in ospedale che ha macchiato la maglia della madre. "Mi hanno tolto Israel grande e me l’hanno ridato piccolino. Questa continuità mi dà allegria, lo vedrò crescere”».

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Il Messaggero