La battaglia della badessa di Bingen, parità per le donne nella Chiesa, ruoli decisionali insignificanti

La battaglia della badessa di Bingen, parità per le donne nella Chiesa, ruoli decisionali insignificanti
Città del Vaticano - Occhi blu, sguardo fermo, sorriso materno, idee chiare e tanta determinazione. La badessa benedettina Philippa Rath dell'Abbazia di Santa...

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Città del Vaticano - Occhi blu, sguardo fermo, sorriso materno, idee chiare e tanta determinazione. La badessa benedettina Philippa Rath dell'Abbazia di Santa Ildegarda a Ruedesheim-Eibingen, in Germania, è la badessa che sta facendo da testimonial ad una campagna internazionale chiamata #Overcomingsilence (superare il silenzio) che la lo scopo di fare arrivare in Vaticano il bisogno avvertito dal mondo religioso femminile mondiale di contare di più. Anche se la campagna al momento difetta di voci italiane è molto diffusa in Germania, Svizzera, Stati Uniti, Belgio, Austria, Francia. Madre Rath, in pratica, ha chiesto che le donne possano partecipare su base paritaria a tutti i ministeri della Chiesa. Lei stessa ha affermato di conoscere molte donne che sarebbero disposte ad essere ordinate come sacerdoti. «Ora è il momento di agire perché il ruolo delle donne è una questione di sopravvivenza per la Chiesa stessa».

Durante una conferenza online organizzata dall'organizzazione "Voices of faith" ha di nuovo parlato della crisi in cui versa la Chiesa, sostanzialmente perché le persone percepiscono il distacco tra i principi e l'applicazione dei principi. «La mia percezione è che molte persone sono arrabbiate, deluse, persino furiose. Quasi ogni giorno, nelle conversazioni e negli incontri, incontro fedeli che si dissociano sempre di più dalla Chiesa cattolica, voltano le spalle o pensano di farlo. La loro fede e la loro fiducia sono gravemente squassate. Si chiedono come tutto quello che stanno vivendo possa essere ancora compatibile con il Vangelo e cosa sia successo al messaggio liberatorio di Gesù». 

Secondo la badessa che guida il monastero fondato nel XIII secolo da Ildegarda da Bingen, la santa proclamata Dottore della Chiesa che fu anche musicista, politologa, scienziata, mistica, praticamente una delle figure femminili di maggiore peso nella Chiesa di tutti i tempi – si sta «attraversando la peggiore crisi di credibilità della nostra Chiesa degli ultimi decenni. La ragione è, naturalmente - e soprattutto - il rapporto sugli abusi così come la scandalosa cattiva condotta finanziaria da parte di alcuni. La crisi attuale – ha detto la religiosa - a mio avviso va individuato nella frustrazione per le riforme strutturali diocesane, lo stato attuale della pastorale, un sentimento di impotenza di fronte a strutture di potere antiquate e rigide e una crescente insoddisfazione per il ruolo delle donne nella Chiesa».

La badessa di Bingen non è l'unica responsabile di un monastero che si è attivata con forza per domandare meno discriminazioni. Anche suor Irene Gassmann, la priora del convento di Fahr vicino a Zurigo, in Svizzera, ha da tempo intrapreso una grande battaglia. 

«Le donne cattoliche di tutto il mondo si sono impegnate in questa campagna, perché non accettano più che così poche donne siano ammesse ai processi decisionali e di condivisione della leadership nella Chiesa cattolica. Le parole chiave sono partecipazione e uguaglianza di genere. Abbiamo 1,28 miliardi di cattolici nel mondo e più della metà di loro sono donne. Ma i ruoli decisionali delle donne sono ancora insignificanti. Vogliamo alzarci in piedi e parlare per un cambiamento» affermano. 

In un documento le Superiore Generali delle Congregazioni di lingua tedesca (che rappresentano migliaia di ordini religiosi femminili) hanno recentemente chiesto la partecipazione e la parità di genere. Da Roma, invece, tutto ancora tace. 


 


 


 


 


 


 

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Il Messaggero