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Città del Vaticano – La fede come antidoto alla depressione, alle crisi d'ansia, alla pericolosa auto-svalutazione di se stessi, alla autostima scarsa. Sembra un percorso terapeutico quello che ha proposto Papa Francesco stamattina all'udienza. Da sempre attento alla psicologia e a come andare incontro ai mali oscuri delle persone anche in passato si è soffermato sovente su questi aspetti nel corso di interviste, riflessioni, omelie. Lui stesso, ha raccontato, che tantissimi anni fa quando era giovane sacerdote per un certo periodo di tempo ha fatto ricorso ad alcune sedute con una psicoanalista freudiana, ebrea, che lo ha aiutato ad uscire da un periodo complicato. Stavolta l'attenzione alla psicologia e l'attitudine a non sottovalutare questa chiave di lettura è emersa durante l'udienza generale. In un passaggio della catechesi che ha preparato per i fedeli presenti a san Pietro c'è un ampio passaggio dedicato al tema dell'autostima. In pratica Papa Francesco ha indicato ai fedeli la via concreta per non ripiegarsi su se stessi.
«Molte volte abbiamo fatto anche noi l'esperienza di Agostino - ha detto riferendosi al santo di Ippona -, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: per esempio 'io non valgo nientè, e tu vai giù, 'a me tutto va malè, e vai giù, 'non realizzerò mai nulla di buonò, e così via, queste frasi pessimiste che ti buttano giù. Leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi 'tossici', ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita».
In passato, sempre sullo stesso argomento, Francesco ha consigliato ai fedeli di ripetere come un mantra una frase, per rafforzare la propria autostima: «Per Dio tu sei prezioso. Sarebbe bello che dal cuore ve lo di- ceste l’un l’altro ogni volta che vi trovate insieme, dal cuore: “Tu sei prezioso, tu sei prezioso…”».
Un'altra volta, invece, ha fatto affiorare l'ansia dilagante. «Nella vita, l’ansia peggiore nasce dalla sensazione di non farcela. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Gesù. “Gesù, credo che mi sei vicino e mi ascolti. Ti porto i miei affanni: ho fede in Te e mi affido a Te».
Tristezza, apatia, stanchezza spirituale, stress e depressione sono temi che ritornano spesso nella predicazione di Papa Francesco. «Il sovraccarico di lavoro e lo stress fanno sì che molte persone sperimentino un esaurimento estremo, un esaurimento mentale, emotivo, affettivo e fisico. Così come la tristezza, l’apatia, la stanchezza spirituale finiscono per dominare la vita delle persone, che si vedono sopraffatte dal ritmo della vita attuale. Cerchiamo di stare accanto a chi è esausto, a chi è disperato, senza speranza – ha affermato tempo fa in un messaggio indirizzato ai fedeli -, spesso ascoltando semplicemente in silenzio, perché non possiamo andare a dire a una persona: ‘No, la vita non è così. Ascoltami, ti do io la ricetta’. Non c’è ricetta. E poi non dimentichiamo che accanto all’imprescindibile accompagnamento psicologico, utile ed efficace, aiutano anche le parole di Gesù: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro'».
Il Messaggero