Vaticano contro i no-vax, sanzioni (e rischio licenziamento) per chi non si vaccina

Vaticano contro i no-vax, sanzioni (e rischio licenziamento) per chi non si vaccina
Città del Vaticano - Vade retro No-vax. Il rifiuto del vaccino - visto che può costituire rischio per gli altri e visto che potrebbe aumentare seriamente i rischi...

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Città del Vaticano - Vade retro No-vax. Il rifiuto del vaccino - visto che può costituire rischio per gli altri e visto che potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica - potrebbe comportare (in casi estremi) persino il licenziamento. Il Vaticano con un decreto ad hoc è intervenuto per precisare meglio quali sanzioni sono previste nei confronti dei dipendenti e dei propri cittadini che rifiutano di vaccinarsi.

Se nelle settimane scorse era stato inviato a tutti i settori amministrativi della curia una sorta di questionario per capire quanti fossero i lavoratori contrari alla campagna di vaccinazione in corso, e quanti quelli che al contrario si sarebbero vaccinati, ora è il Governatorato a farsi avanti con un provvedimento che stabilisce misure aggiornate da adottare «secondo il principio di necessità, considerando il rischio effettivo per la sanità pubblica».

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La vaccinazione, dunque, è sempre su base volontaria («un atto di responsabilità») anche se poi si fa riferimento ad una legge emanata nel 2007 (articolo 7 comma 6 sulla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro) in cui è contemplato nei casi estremi il licenziamento. 

In ogni caso il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, ha previsto anche il demansionamento per chi non può fare il vaccino per ragioni di salute, con il mantenimento dello stipendio come ha rilevato l'Ansa che si è accorta del decreto in vigore pubblicato sul sito Vaticanstate. 

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«Si ritiene il sottoporsi alla vaccinazione la presa di una decisione responsabile, atteso che il rifiuto del vaccino può costituire anche un rischio per gli altri e che tale rifiuto potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica».

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Il Messaggero