Il Vaticano non chiude gli uffici «allo scopo di evitare il contagio»: la gaffe nel comunicato, 4 i positivi

Il Vaticano non chiude gli uffici «allo scopo di evitare il contagio»: la gaffe nel comunicato, 4 i positivi
Città del Vaticano  - Il Papa ha deciso che gli uffici vaticani debbano restare aperti. Nonostante quattro casi di positività. Oltre al primo contagiato di due...

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Città del Vaticano  - Il Papa ha deciso che gli uffici vaticani debbano restare aperti. Nonostante quattro casi di positività. Oltre al primo contagiato di due settimane fa - un prete che arrivava dalla zona rossa -, ci sono ora due dipendenti dei Musei Vaticani e un operaio dell'Ufficio Merci.




Che gli uffici non debbano chiudere è stato ribadito anche oggi pomeriggio con un comunicato della sala stampa della Santa Sede in cui appare anche una piccola gaffe, o perlomeno un evidente controsenso: «allo scopo di evitare l’ulteriore diffusione del Covid-19, la Santa Sede ha stabilito che i Dicasteri e gli Enti ad essa collegati non sospendano la propria attività». 

Finora in molte congregazione vaticane non sono ancora stati sanificati gli ambienti, tanti dipendenti negli uffici non hanno a disposizione le mascherine. Si segue solo il rispetto della distanza di un metro e si usa l'Amuchina ma i rischi del contagio restano troppo evidenti a chiunque.

Tanto che due giorni fa c'è stata una riunione in Segreteria di Stato dove è stato deciso che i dipendenti che arrivano da fuori e non risiedono in Vaticano, per precauzione è meglio che in questa fase crescente di pandemia restino a casa e si attrezzino, se possono, a lavorare in smart-working. Nel frattempo circolano voci di persone in isolamento precauzionale anche se non ci sono conferme ufficiali.

L'informazione sull'andamento dei contagi all'interno della Santa Sede resta un elemento caratterizzato da ben poca trasparenza. Solo oggi Matteo Bruni ha dato conto dei nuovi casi di contagio e dei focolai iin atto. «Le quattropoersone erano state poste in isolamento in via cautelativa prima che risultassero positive al test e il loro isolamento dura ormai da oltre 14 giorni. Attualmente sono in cura in strutture ospedaliere italiane o presso la propria abitazione». 

Nel piccolo stato vaticano - di 44 ettari - restano aperte al pubblico la farmacia e l'Annona dove si entra scaglionati e rispettando le distanze. Tutti gli uffici dicasteriali sono aperti. E' invece stato attrezzato con un camper all'aperto il Fas, la struttura riguardante gli ambulatori, dove è stata predisposta una apposita zona per misurare la febbre e procedere, nel caso, a fare tamponi. 

Nel comunicato di oggi si spiega che si stanno «predisponendo contingenti minimi di personale in ufficio e incentivando per quanto possibile il lavoro da remoto, in modo da limitare gli spostamenti dei dipendenti e al contempo garantire l’esercizio del ministero petrino».

«Inoltre, in caso di contatto di dipendenti della Santa Sede o cittadini dello Stato della Città del Vaticano con il coronavirus, la Direzione Sanità e Igiene ha predisposto un protocollo per la comunicazione tempestiva dei casi alle autorità sanitarie del luogo di residenza e a quelle dello Stato della Città del Vaticano». Quale sia questo protocollo resta ignoto ai più, perchè pubblicamente non è mai stato divulgato.


Due settimane fa nell’Aula Vecchia del Sinodo ha avuto luogo una riunione interdicasteriale straordinaria sempre per valutare eventuali delibere riguardanti il personale. Si era stabilito che i dicasteri dovevano restare aperti «applicando al contempo tutte le norme sanitarie e i meccanismi di flessibilità sul lavoro stabiliti e diramati nei giorni scorsi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero