Ira cattolici, «F-35 ritenuti beni essenziali ma poi sono state chiuse le chiese, quale è la ratio?»

Città del Vaticano – La domanda scomoda viene posta da Pax Christi al presidente del Consiglio e alla politica in generale: «perché chiudere le chiese ma...

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Città del Vaticano – La domanda scomoda viene posta da Pax Christi al presidente del Consiglio e alla politica in generale: «perché chiudere le chiese ma poi, allo stesso tempo, ritenere beni primari le armi visto che continuano ad essere assemblati gli F-35, e le fabbriche di materiale bellico (che proseguono la produzione)?». A parlare è don Renato Sacco che si fa portavoce del disagio crescente del mondo cattolico.


«Io abito vicino a Cameri, in provincia di Novara, dove si assemblano gli F35. Viene naturale chiedersi quale sia la ratio che sta dietro a tante scelte. Forse prevale il dio della guerra, il dio del Pentagono più che non lo spirito della nostra Costituzione. In questi giorni mi viene in mente quanto costa un F35 e quanto costano i respiratori, i posti letto o quanto è stato tagliato alla ricerca medica» ha aggiunto il sacerdote. 

Don Sacco oltre a guidare Pax Christi è anche parroco di tre piccole parrocchie nella diocesi di Novara. «Io non celebro più la messa con la gente. Faccio un po' come don Camillo: la domenica mattina prego da solo ma ho messo sul campanile un grande altoparlante e un altro più piccolo sul portico della chiesa. La gente si affaccia dalle finestre e partecipa. Condividiamo un momento davvero difficile». 

«Praticamente vivo al telefono, parlo con i famigliari al telefono, accompagno al cimitero i feretri ma con noi c'è solo un familiare, gli altri sono tutti in quarantena. Posso piangere con loro e ascoltarli. Ricevo telefonate di infermiere disperate che vanno a lavorare in lacrime, sovrastate da un clima pesante psicologicamente, i medici in prima linea. Anche io esco ormai poco. Quando lo faccio esco con la mascherina”.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero