Papa Francesco: non vorrei che il coronavirus ci facesse dimenticare i migranti siriani

Papa Francesco: non vorrei che il coronavirus ci facesse dimenticare i migranti siriani
Città del Vaticano - Lo aveva chiarito domenica all'Angelus in streaming, e lo ha ripetuto anche stamattina alla udienza dalla biblioteca apostolica, mandata poi in...

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Città del Vaticano - Lo aveva chiarito domenica all'Angelus in streaming, e lo ha ripetuto anche stamattina alla udienza dalla biblioteca apostolica, mandata poi in rete dal sistema di comunicazione vaticano. La priorità va ai profughi e ai migranti siriani e ai bambini sotto le bombe di Idlib. Papa Francesco ha chiarito meglio la sua posizione: «Non vorrei che questa epidemia ci faccia dimenticare i poveri siriani che stanno soffrendo al limite di Grecia e Turchia. Devono fuggire dalla fame, dalla guerra, dalle malattie». 


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Poi di seguito, al termine della catechesi, si è di nuovo rivolto a chi sta male per l'epidemia, per manifestare la sua vicinanza personale. «Vorrei rivolgermi agli ammalati col virus che soffrono malattie e ai tanti che soffrono per le incertezze. Ringrazio di cuore il personale sanitario: medici, infermieri e volontari accanto alle persone in un momento difficile». Il grazie del Papa va anche ai «cristiani che pregano uniti in questo momento qualsiasi sia la religione. Grazie per gli sforzi». 

Anche sull’isola di Lesbo, secondo quanto riportato dai giornali locali greci, si sarebbe verificato il primo caso sospetto di coronavirus. A presentare i sintomi della malattia sarebbe una donna di 40 anni, ora ricoverata all’ospedale di Mytilene. 


Il caso mostra quanto sia drammatica la situazione già tesa sull’isola, dove vivono  20mila migranti e rifugiati in centri sovraffollati e in condizioni igieniche al limite, e per questo più volte denunciati dalle Chiese, dalle organizzazioni umanitarie internazionali, dalle ong private. «L’Unhcr non ritiene che i richiedenti asilo possano essere considerati un rischio per la salute a livello europeo – ha detto la portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati Carlotta Sami -. La situazione preoccupante è legata all’eccessivo sovraffollamento nell’isola. Sono settimane, anzi mesi che chiediamo di trasferire tutte le persone su terraferma. Sulla terraferma le oltre 20mila persone presenti potrebbe vivere in strutture dignitose. Ribadiamo il nostro appello anche oggi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero