Ue mette al bando la parola 'Natale' e il Vaticano reagisce

Città del Vaticano – Chi si aspettava un anatema o roba simile è andato deluso: il Vaticano approva sostanzialmente lo spirito anti-discriminatorio alla...

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Città del Vaticano – Chi si aspettava un anatema o roba simile è andato deluso: il Vaticano approva sostanzialmente lo spirito anti-discriminatorio alla base delle linee guida diffuse dalla Commissione Europea per un linguaggio più inclusivo. Il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin ha, infatti, commentato: «Giusta la preoccupazione di cancellare tutte le discriminazioni. E' un cammino di cui abbiamo acquisito sempre più consapevolezza e che naturalmente deve tradursi anche sul terreno pratico».

Solleva però qualche dubbio il fatto che al posto della parola Natale, nei documenti interni, sia stato suggerito di prediligere quella più neutra, di festività. «A mio parere questa non è certamente la strada per raggiungere questo scopo. Perché alla fine si rischia di distruggere, annientare la persona, in due direzioni principali. La prima, quella della differenziazione che caratterizza il nostro mondo, la tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare invece anche le giuste differenze, che naturalmente non devono diventare contrapposizione o fonte di discriminazione, ma devono integrarsi proprio per costruire una umanità piena e integrale. La seconda: la dimenticanza di ciò che è una realtà. E chi va contro la realtà si mette in serio pericolo» spiega Parolin. 

Più che una vibrata protesta, quella del segretario di Stato, a molti osservatori è sembrata una garbata annotazione diplomatica di circostanza che il cardinale ha affidato, come sempre, ai media vaticani. «E poi c'è la cancellazione di quelle che sono le radici, soprattutto per quanto riguarda le feste cristiane, la dimensione cristiana anche della nostra Europa. Certo, noi sappiamo che l'Europa deve la sua esistenza e la sua identità a tanti apporti, ma certamente non si può dimenticare che uno degli apporti principali, se non il principale, è stato proprio il cristianesimo. Quindi, distruggere la differenza e distruggere le radici vuol dire proprio distruggere la persona».
 

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Il Messaggero