Città del Vaticano - Elogio alla mitezza e alla capacità di trattenere l'ira e quei moti di reazione violenti, rabbiosi, a volte non giustificabili. Papa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La catechesi di oggi è centrata sulla terza delle otto beatitudini del Vangelo di Matteo: 'Beati i miti perché avranno in eredità la terra'. Da qui la digressione alla collera. «La mitezza - spiega - conquista tante cose. La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro, perché le persone si adirano ma poi si calmano, ci ripensano e tornano sui loro passi, e si può ricostruire». I
l mite, per il Pontefice, «è colui che 'eredita' il più sublime dei territori. Non è un codardo, un 'fiacco' che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi. Tutt’altro! È una persona che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere. Il mite non è un accomodante ma è il discepolo di Cristo che ha imparato a difendere ben altra terra.Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio e i suoi doni, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza».
Infine ha messo in guardia dal peccato dell’ira che ha definito un «moto violento di cui tutti conosciamo l’impulso. Dobbiamo rovesciare la beatitudine e farci una domanda: quante cose abbiamo distrutto con l’ira? Quante cose abbiamo perso?» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero