La rivoluzione verde della Cei, ordina a 25mila parrocchie di diventare Carbon Free e CO2 neutral

La rivoluzione verde della Cei, ordina a 25mila parrocchie di diventare Carbon Free e CO2 neutral
Città del Vaticano - Alla vigilia della Cop26 la Chiesa italiana diffonde le regole interne per avviare una transizione energetica partendo dal basso. Le 25 mila parrocchie...

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Città del Vaticano - Alla vigilia della Cop26 la Chiesa italiana diffonde le regole interne per avviare una transizione energetica partendo dal basso. Le 25 mila parrocchie disseminate sul territorio sono state incoraggiate a diventare eco-sostenibili e costruire le prime comunità energetiche, diventando così 'prosumer', cioè produttrici di energia e nello stesso tempo consumatrici, attraverso l'introduzione di pannelli fotovoltaici e altri sistemi capaci di fornire energia. La road map è contenuta nel discorso di monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto e presidente del comitato scientifico che ha organizzato la 49esima settimana sociale appena conclusa a Taranto. 

Ben sapendo che il collo di bottiglia della transizione ecologica è rappresentato dalla quota limitata di produzione di energia da fonti rinnovabili la Chiesa italiana pensa ad organizzarsi incoraggiando la nascita di comunità prosumer.

Se l'energia prodotta dovesse eccedere il consumo questa verrebbe venduta: «Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile le comunità energetiche diventano anche uno strumento di creazione di reddito che può sostenere fedeli, parrocchie, case famiglia, comunità famiglia e comunità locali come già dimostrato da alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione nei territori» ha detto Santoro.

«Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche». In pratica è stato calcolato che servono 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili all'an no per arrivare all'obiettivo di emissioni nette zero nel 2050. «Se in ciascuna delle 25610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili». 

La seconda pista fornita per salvare l'ambiente consiste nel lavorare sul fronte della finanza responsabile. Nella Laudato si’ Papa Francesco parla di uscire progressivamente dalle fonti fossili. Le diocesi e parrocchie sono esortate ad essere “carbon free” nelle  scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare aziende leader nella «capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale coerentemente con le numerose prese di posizione nella dottrina sociale che evidenziano il ruolo fondamentale del consumo e del risparmio sostenibile come strumento efficace di partecipazione di tutti alla costruzione del bene comune». 

La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile. «Per esempio controllare che non vi siano filiere di prodotti agricoli che impiegano l'uso del caporalato o di altri tipi di sfruttamento. Oppure chiedere che le amministrazioni locali ne tengano conto negli appalti e non mettano mai più nelle mense scolastiche dei nostri figli prodotti che non siano caporalato free vogliamo essere per primi noi comunità ecclesiali a prendere l’iniziativa ed essere caporalato free. 

Al governo i vescovi chiedono invece di far fare passi in avanti nelle certificazioni non solo carbon free ma anche di inserire tra i criteri reputazionali i parametri di responsabilità sociale, ambientale e fiscale con certificazione di un ente terzo, varando un programma di formazione delle amministrazioni pubbliche sul nuovo Codice. «Questa proposta pur andando avanti, ha avuto delle battute d’arresto, ma chiederemo al ministro Giovannini di riprendere il cammino» ha anticipato Santoro. 

 

 

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Il Messaggero