La tela diplomatica di Bergoglio: faccia a faccia con il ribelle Zen, il cardinale che lotta per difendere i diritti umani in Cina

La tela diplomatica di Bergoglio: faccia a faccia con il ribelle Zen, il cardinale che lotta per difendere i diritti umani in Cina
CITTA DEL VATICANO Stavolta è una fotografia scattata a Santa Marta il giorno dell'Epifania a testimoniare che è iniziata la lunga marcia di Papa Francesco per...

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CITTA DEL VATICANO Stavolta è una fotografia scattata a Santa Marta il giorno dell'Epifania a testimoniare che è iniziata la lunga marcia di Papa Francesco per contenere i venti ostili e le spinte avverse al suo pontificato. Si vedono assieme Bergoglio e il cardinale Zen Ze Kiun, chiamato anche il Leone di Hong Kong per il coraggio dimostrato in questi anni a contrastare Pechino, difendere i valori democratici e i diritti umani nell'ex protettorato britannico (nel totale silenzio del Vaticano).

 

 


L'IMMAGINE


Si tratta di una immagine non scontata e dal potenziale simbolico altissimo, considerando l'autorevolezza di Zen, punto di riferimento indiscusso per i cattolici cinesi che rifiutano di iscriversi alla Chiesa controllata dal partito comunista e che per questo sono vessati dalle autorità. Al tempo stesso il cardinale emerito di Hong Kong è considerato anche un esempio di coerenza dottrinale da quella ampia fetta conservatrice che giudica negativamente l'apertura smisurata di credito offerta dalla Santa Sede alla Cina mediante l'accordo diplomatico sulla normalizzazione delle nomine episcopali. «Stanno svendendo la Chiesa cattolica e gli errori purtroppo verranno al pettine», ha sempre tuonato Zen, a volte sconfinando in attacchi personali, come quando diede del bugiardo patentato al cardinale Pietro Parolin, artefice dell'intesa diplomatica con Xi Jinping.
Per diverse volte Zen è volato in Vaticano, a 90 anni suonati, per parlare con Francesco senza però riuscire mai ad essere ricevuto. Una volta fu costretto a fare anticamera per due giorni, prima di riprendere l'aereo con le pive nel sacco. La notizia dell'incontro dell'Epifania e del lungo colloquio è stata diffusa negli Stati Uniti dalla rivista ultra-progressista America, diretta dai gesuiti vicini al pontificato di Francesco. Zen si trovava a Roma per dare l'ultimo saluto a Benedetto XVI al quale era legato da una fortissima amicizia. Ha potuto lasciare Hong Kong solo per soli cinque giorni grazie ad un permesso speciale ottenuto dalle autorità cinesi: due mesi fa è stato condannato dal tribunale ad una multa salata per la mancata denuncia di un fondo di assistenza per le vittime della repressione delle proteste del 2019, la famosa rivoluzione degli Ombrelli.

 


IL GESUITA


Alla rivista America il porporato ha sintetizzato il colloquio amichevole avuto con Bergoglio, senza entrare mai nei dettagli. Si è limitato a riferire di un paio di battute sulla bravura dell'attuale vescovo di Hong Kong, appena nominato dal Papa, monsignor Stephen Chow Sau-yan. Bergoglio ha replicato con una battuta: «Ci credo che è un buon vescovo, è un gesuita». Zen gli ha poi riferito del lavoro quotidiano che svolge in carcere a contatto con i detenuti, molti dei quali in cella per le proteste. Attualmente vi sono 1300 persone condannate per motivi politici a seguito delle manifestazioni del 2019 contro la legge sulla sicurezza nazionale.
L'agenzia Asianews ha riferito che dalla Cina continuano ad arrivare testimonianze significative dell'affetto per la figura di Benedetto XVI e il suo amore per la Cina. Nella storica città di Xian, nello Stato dello Shaanxi, il vescovo Antonio Dang Mingyan nel giorno dei funerali di Ratzinger ha tenuto una Messa solenne di suffragio nella cattedrale. Tutti i celebranti si sono inchinati tre volte davanti all'immagine di Papa Benedetto XVI. «Ha compiuto fedelmente la sua missione».

 

 

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Il Messaggero