Città del Vaticano – Di fatto ci sono popoli perseguitati di serie A e altri di serie B. I diritti umani non sempre vengono fatti valere per tutti, specie se prevale...
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Solo due cardinali – quello del Myanmar e dell'Indonesia - risultano sono tra i 76 firmatari di una dichiarazione internazionale (siglata da diversi leader religiosi, tra cui il rappresentante del Dalai Lama, il primate della chiesa britannica, rabbini e iman) che chiedono di fermare «una delle più grandi tragedie umane dai tempi dell'Olocausto: il potenziale genocidio degli uiguri e degli altri musulmani in Cina».
Stop Uyghur Genocide, il Congresso mondiale degli uiguri, la Coalizione per la risposta al genocidio, Christian Solidarity Worldwide e il Consiglio dei deputati degli ebrei britannici sono tra i primi gruppi che hanno sottoscritto la dichiarazione. Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche di Myanmar e il cardinale Ignatius Suharyo, arcivescovo di Giacarta, Indonesia, sono tra coloro che chiedono di agire, insieme all'ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, l'arcivescovo copto-ortodosso di Londra, l'arcivescovo Angaelos, alcuni dei rabbini più anziani della Gran Bretagna, leader di fede musulmana, il presidente della Buddhist Society UK, il rappresentante del Dalai Lama in Europa e l'amministratore delegato di Humanists UK.
«Abbiamo visto molte persecuzioni e atrocità di massa. Queste hanno bisogno della nostra attenzione. Ma ce n'è una che, se permessa di continuare impunemente, mette in discussione la volontà della comunità internazionale di difendere i diritti umani universali per tutti - la condizione degli uiguri», si legge nella dichiarazione. «Dopo l'Olocausto, il mondo ha detto "Mai più". La hanno definita «una delle più grandi tragedie umane dai tempi dell'Olocausto».
L'incarcerazione di almeno un milione di uiguri e di altri musulmani nei campi di prigionia, dove si afferma che debbano affrontare la fame, la tortura, l'omicidio, la violenza sessuale, il lavoro degli schiavi e l'estrazione forzata degli organi, è un potenziale genocidio, si afferma nel documento.
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Il Messaggero