Papa Francesco difende l'Accordo con Pechino per le nomine episcopali: «L'intesa va bene e spero si possa rinnovare»

Papa Francesco difende l'Accordo con Pechino per le nomine episcopali: «L'intesa va bene e spero si possa rinnovare»
Città del Vaticano - Papa Francesco difende a spada tratta l'accordo segreto siglato quattro anni fa con la Cina volto alla normalizzazione delle nomine dei...

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Città del Vaticano - Papa Francesco difende a spada tratta l'accordo segreto siglato quattro anni fa con la Cina volto alla normalizzazione delle nomine dei vescovi. «L'accorso mi auguro si possa rinnovare ad ottobre». In questi anni sono arrivate in Vaticano diverse critiche, soprattutto da parte del cardinale Zen, ex arcivescovo di Hong Kong che ha accusato il Papa di avere svenduto la Chiesa sotterranea cinese (da sempre fedele a Roma), a scapito di un progetto pesantissimo da sopportare per chi non vuole sottomettersi alle regole e alle disposizioni piuttosto rigide in materia religiosa al partito. In alcune zone della Cina, infatti, è stato imposto ai cattolici sotterranei di togliere dalle loro case l'effige di Cristo e di mettere quella di Xi, adorato ormai come una divinità. 

Il Papa replica alle critiche in una intervista alla Reuters. «Chi porta avanti questo accordo è il cardinale Parolin che è il migliore diplomatico nella Santa Sede, un uomo di alto livello diplomatico. E lui sa muoversi, è un uomo di dialogo, e dialoga con le autorità cinesi. Credo che la commissione che lui presiede ha fatto di tutto per portare avanti e cercare una via di uscita e l'hanno trovata».

Le critiche che gli sono arrivate non sembrano turbarlo. «Molti hanno detto tante cose contro Giovanni XXIII, Contro Paolo VI, contro Casaroli. Ma la diplomazia è così. Davanti a una situazione chiusa bisogna cercare la strada possibile, non ideale, la diplomazia è l'arte del possibile e fare che il possibile divenga reale. La Santa Sede ha sempre avuto questi uomini grandi. Ma questo con la Cina lo porta avanti  Parolin, che in questo punto è un grande».  E pazienza se le nomine dei vescovi cinesi vadano a rilento: «Si va lentamente  ma sono stati nominati. Si va lenti, come dico io 'alla cinese' perchè i cinesi hanno quel senso del tempo che nessuno li affretta. Anche loro hanno dei problemi perchè non c'è la stessa situazione in ogni regione del Paese. Tutto dipende dai governanti, che sono diversi. Ma l'accordo va bene e mi auguro che a ottobre si possa rinnovare».

Il cardinale Zen recentemente è stato tratto in arresto a Hong Kong (e poi subito rilasciato dalla polizia) per avere espresso giudizi negativi sulla situazione nell'ex protettorato britannico: egli aveva condannato la mancanza di democrazia e di libertà, compresa quella di stampa. Tanto era bastato perchè lo si accusasse di aver violato una legge sull'antiterrorismo. Il Papa sulla sua vicenda non è mai intervenuto pubblicamente e ha anche evitato di riceverlo, tempo addietro, nonostante Zen fosse rimasto fuori da Santa Marta in attesa di un cenno dal parte del pontefice che non è mai arrivato. Pur di non irritare la Cina Papa Francesco in tutti questi anni ha negato qualsiasi tipo di incontro anche con il Dalai Lama consapevole che la vicenda del Tibet avrebbe potuto essere materia di scontro con Pechino. La linea di Francesco rispecchia chiaramente la sua volontà di portare avanti l'accordo evitando ogni tipo di frizione con il governo comunista. 

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Il Messaggero