A Bari il G20 dei vescovi del Mediterraneo per parlare di nuove politiche

A Bari il G20 dei vescovi del Mediterraneo per parlare di nuove politiche
Bari – Il Mare Nostrum ridotto a cimitero. I flussi migratori che non si fermano. Il bisogno di politiche nuove. Sono 58 i vescovi delegati dei venti paesi che si affacciano...

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Bari – Il Mare Nostrum ridotto a cimitero. I flussi migratori che non si fermano. Il bisogno di politiche nuove. Sono 58 i vescovi delegati dei venti paesi che si affacciano nel Mediterraneo arrivati a Bari per il summit che si è aperto oggi pomeriggio, su impulso della Chiesa italiana e si concluderà con l'arrivo del Papa, domenica mattina. All'ordine del giorno c'è il grande tema delle migrazioni. «Dove convergono le tensioni e le contrapposizioni del mondo intero, l'alternativa alla pace e' il rischio di un caos incontrollato» dice il cardinale Gualtiero Bassetti. Una sorta di G20 della Chiesa per parlare all'Europa intera, per ripetere che occorre affrontare il fenomeno migratorio e non alzare barriere.


«E' la guerra a essere una tremenda anti-utopia, una tragica farsa sulla pelle dei poveri: nella complessità delle relazioni internazionali, infatti, la competizione fra le diverse potenze non puo' essere decisa con la forza delle armi, pena la distruzione del pianeta» aggiunge Bassetti. 


Parla poi di una frontiera invisibile nel Mediterraneo che separa i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti. «È stata tradita – dice - la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, mentre sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive. C’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità: non potrà esserci pace senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa sub- sahariana, non potrà esserci sviluppo sostenibile senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide. Non potrà esserci arresto delle crisi migratorie e umanitarie senza che sia restituito a ogni uomo e a ogni donna, cittadini del mondo, il diritto di restare nella propria patria a costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, e senza che a questo diritto sia affiancato anche quello di spostarsi».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero