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Città del Vaticano – I picchi dei suicidi nelle carceri italiane, sovraffollate e in condizioni disastrose, sono stati al centro dell'ennesima denuncia nel giro di poco tempo di Papa Francesco. Segno della effettiva gravità della situazione. La aveva fatta anche la scorsa settimana, andando all'Aquila e la ha ripetuta, forte e vibrante, stamattina all'udienza generale del mercoledì. «Purtroppo nelle carceri sono tante le persone che si tolgono la vita, a volte anche giovani. Oggi desidero esprimere la mia vicinanza in modo speciale alle madri che hanno figli sofferenti, figli malati, figli emarginati, figli carcerati. Una preghiera particolare per le mamme dei figli detenuti, perchè non venga meno la speranza. Putroppo nelle carceri sono tante le persone che si tolgono la vita, a volte anche giovani».
In Italia in carcere, sono gli ultimi dati che sono stati forniti dalla Associazione Antigone, ci si uccide 16 volte in più. L’ultimo caso avvenuto ad agosto, dove si è registrato un picco, riguarda una detenuta di 36 anni che si è tolta la vita nell’istituto di pena femminile di Rebibbia a Roma. Sono già 42 morti nel 2022: uno ogni cinque giorni.
Nella maggior parte dei casi, secondo i dati riportati da Antigone, si tratta di giovani tra i 20 e i 30 anni, sia con poca esperienza detentiva alle spalle, cioè persone all’inizio della pena, ma anche detenuti ormai navigati e prossimi all’uscita.
Ed è il gran caldo di questa lunghissima estate l’altro tema attuale e urgente sulla questione carcere. Antigone afferma che nel 58% delle 85 carceri che fanno parte del suo osservatorio, sono presenti celle prive di docce e con schermature alle finestre che impediscono l’ingresso di aria fresca; questo nonostante il regolamento penitenziario del 2000 già prevedeva la messa a norma delle strutture entro il 2005. Ad aggravare la situazione, il sovraffollamento – in Italia ci sono circa 55mila detenuti rispetto ai 47mila posti disponibili – e i limiti costruttivi di alcuni istituti di pena. Emblematico il caso di Augusta, in Sicilia, dove l’acqua viene razionata o di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, dove manca il collegamento alla rete idrica comunale, anche se finalmente l’allaccio è stato previsto per l’autunno. Qui si provvede a fornire i detenuti di 4 litri di acqua potabile al giorno a testa, mentre per le altre necessità è fornita l’acqua dei pozzi artesiani. Infine, è di recente approvazione da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la possibilità di acquistare ventilatori nel sopravvitto, cioè a carico delle famiglie dei detenuti.
Il Messaggero