Il primo nunzio in Bielorussia: «Donne in bianco coraggiose, possa terminare la violenza degli uomini di Lukashenko»

Città del Vaticano – Il movimento delle Donne in Bianco che con caparbietà sfidano il regime di Lukashenko «suscitano simpatia e sono una...

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Città del Vaticano – Il movimento delle Donne in Bianco che con caparbietà sfidano il regime di Lukashenko «suscitano simpatia e sono una sorpresa». Il primo nunzio apostolico che fu inviato da Papa Wojtyla in Bielorussia dopo il crollo del Muro di Berlino e il collasso dell'Urss, monsignor Agostino Marchetto riconosce il coraggio di questo movimento femminile che da giorni sfila assieme a milioni di persone per chiedere democrazia, elezioni senza brogli e la liberazione dei prigionieri politici.




Monsignor Marchetto che in questi giorni compie 80 anni ricorda bene la sua missione iniziata con una specie di interrogazione da parte di Giovanni Paolo II, superata la quale, fu spedito a Minsk. L'attenzione al tema dei diritti umani e con una speciale attenzione ai migranti è sempre stato un punto centrale della sua azione. 

La gente in Bielorussia sfila da giorni per le strade e chiede cambiamenti reali, a cominciare dal rifare le elezioni che sono state contraddistinte da brogli...

«Conoscendo la storia della Belarus' - Russia Bianca - non sono sorpreso dal numero di persone che si sono raccolte a dimostrare sotto i colori dell'antica bandiera (bianco-rossa) della Nazione composta da quattro componenti: bielorussa, russa, polacca e ucraina. Tutti con la stessa cittadinanza bielorussa però. Rifare le elezioni? Penso che sia difficile se non impossibile senza una rivolta "seria". Al momento non mi pare vi sia. Si vuole fare? Si può fare? Non credo. Mi accontenterei di un inizio di dialogo, di un balbettio, di un cessare la violenza degli uomini armati dello Stato contro cittadini che stanno solo manifestando e fanno sciopero. Mosca potrebbe aiutare e l'Unione Europea spero non intervenga "con di sogni"».



L'Europa secondo lei latita?

«Come ho già accennato mi chiedo se l'Europa ha un ruolo guida per i Paesi così legati alla Russia. Bisogna fare molta attenzione, per non dimostrare di voler magari fare quel che fu realizzato in Ucraina. Con il confine di "influenza" seria non si può giocare. Non oltre il limite...»

Che immagine le suscitano queste mamme, queste ragazze che si sono messe a sfilare per Minsk vestite di bianco e con un fiore in mano?

«Effettivamente hanno dimostrato più coraggio di quel che pensavo almeno in base alla mia esperienza in quei luoghi ben 25 anni fa. Anche le "donne in bianco". Si tratta di una immagine abbastanza nuova per me. Dirompente. Mi colpisce molto». 



La chiesa a Minsk che sta facendo per aiutare il popolo sulla via della democrazia? La Chiesa appoggia Lukashenko?

«La Chiesa, o meglio le Chiese, cercano di difendere la dignità umana, i diritti umani, contro la violenza, per la libertà di manifestare pacificamente. La Chiesa ortodossa però presta più attenzione a non pestare i piedi di Lukashenko, evitando  di collocarsi quasi come partito politico. Anche quella Cattolica (15% della popolazione) ha questo atteggiamento, nonostante delle caratteristiche proprie. Ruolo arduo, comunque, quello delle Chiese, anche se necessario nel rispetto della sfera politica in senso stretto. Questo è stato chiesto anche da Lukashenko. Penso sia sufficiente...»


Papa Francesco alcune domeniche fa, durante l'Angelus aveva pregato perchè le violenze non si estendessero. «Seguo con attenzione la situazione post-elettorale in questo Paese e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto. Affido tutti i bielorussi alla protezione della Madonna, regina della pace». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero