Vaticano, all'Onu l'allarme sull'eugenetica: «Un'altra forma di discriminazione»

Vaticano, all'Onu l'allarme sull'eugenetica: «Un'altra forma di discriminazione»
Città del Vaticano - «Un'altra forma di discriminazione è l'insidiosa pratica dell'eugenetica». A parlare all'Onu è...

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Città del Vaticano - «Un'altra forma di discriminazione è l'insidiosa pratica dell'eugenetica». A parlare all'Onu è monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede che interviene per i 20 anni della dichiarazione di Durban e del Piano d'azione sulla discriminazione razziale. «Oggi potremmo dire che spesso dietro alle tecniche di procreazione assistita e ai lati oscuri della diagnostica pre-natale - precisa - si cela una mentalita' eugenetica, dove l'idea che vi siano esseri umani di minor valore a causa di disabilita', sesso o altre caratteristiche molte volte porta alla negazione del loro diritto alla vita. Una simile mentalita' racchiude principi di discriminazione in netto contrasto con la Dichiarazione di Durban e non puo' essere ignorata».

Sulla difesa della vita si era espresso con fermezza anche il cardinale Pietro Parolin partecipando al summit sul Ppe organizzato a Roma. Una posizione che è stata accolta con un plauso da Luisa Regimenti, europarlamentare di Forza Italia e relatrice alla Commissione giuridica dell'europarlamento della relazione di iniziativa sull’impatto della violenza domestica e i diritti di custodia su donne e bambini.

«La vita è un valore assoluto e va difesa con maggiore energia quando ad essere in pericolo sono i soggetti più deboli, cioè le donne e i bambini. Un valore che fa parte del cristianesimo, aspetto fondante del Ppe che tra i suoi pilastri include ‘la difesa della vita in tutte le sue fasi, dalla concezione naturale alla morte naturale’».

Difendere la vita – spiega la Regimenti – vuol dire mettere al centro delle politiche del Ppe la tutela della persona, che il cardinale Parolin ha indicato fra i quattro pilastri fondamentali dei padri fondatori dell’Unione europea. Per farlo, occorre assolutamente volgere lo sguardo verso i soggetti più vulnerabili, troppo spesso vittime di violenze e soprusi: le donne e i bambini. Penso ai casi estremi, come il femminicidio, che il Parlamento europeo vuole combattere con forza facendolo diventare un eurocrimine, come chiesto nei giorni scorsi alla commissione attraverso un voto a larga maggioranza».


 

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Il Messaggero