Ecco Wayne Shorter e Uj torna Uj

Orchestra da camera di Perugia col Wayne Shorter Quartet
PERUGIA - Dopo Rubalcaba/Valdes e McBride, ecco Wayne Shorter a risvegliare l'anima jazz dell'Arena Uj. Presenze numericamente importanti salutano il ritorno della...

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PERUGIA - Dopo Rubalcaba/Valdes e McBride, ecco Wayne Shorter a risvegliare l'anima jazz dell'Arena Uj. Presenze numericamente importanti salutano il ritorno della leggenda del sax a Perugia. E si respira un'atmosfera da grande evento.

Il primo set dura 45 minuti ed è un piccolo compendio del jazz. C'è l'eleganza, c'è l'inventiva ma soprattutto c'è il divertimento, quello che i quattro maestri sul palco dimostrano per tutto il tempo. Con Shorter suona il trio che lo accompagna da oltre 15 anni con Danilo Perez (piano), John Patitucci (contrabbasso), Brian Blade (batteria). L'affiatamento è ad altissimi livelli e la raffinatezza dei fraseggi si esprime al massimo, su tutti i registri. Dialogano scambiandosi sorrisi Blade e Patitucci, lasciando partire groove mai banali mentre Perez con estrema classe segue i mood di Shorter. Dal sassofono intanto esce serenità vestita di jazz, che siano frizzanti virtuosismi o fraseggi sussurrati; lo smalto è ancora intatto e in una Perugia ormai così familiare si esprime in totale libertà.
Poi salgono sul palco i 40 musicisti dell'Orchestra da camera di Perugia che col Quartetto affronta le tre suite dell'opera Emanon che Shorter ha scritto coltivando quel suo eterno gusto per l'innovazione e il senso del jazz come stile di vita. "Non ho mai voluto essere un follower - ha detto nell'intervista rilasciata al Messaggero oggi in edicola - e con questa avventura fantascientifica ho voluto dire qualcosa per primo". 
I tre movimenti scorrono via in poco più di un'ora: epico e particolarmente sinfonico il primo; quasi fiabesco, con orchestra e quartetto perfettamente integrati in una chiave più melodica il secondo; un esempio di come fare jazz con una formazione cameristica, con Shorter vero solista, il terzo.
Il pubblico dell'Arena applaude e aspetta il bis. Ma la suite è finita. Resta l'immagine di un concerto irripetibile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero