L'infettivologa:«Come sconfiggere anche le nuove varianti del virus»

L'infettivologa:«Come sconfiggere anche le nuove varianti del virus»
PERUGIA Che la situazione epidemica nella regione sia in netto miglioramento lo dicono i numeri e ora anche gli ospedali hanno ripreso “a respirare”, riconvertendo...

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PERUGIA Che la situazione epidemica nella regione sia in netto miglioramento lo dicono i numeri e ora anche gli ospedali hanno ripreso “a respirare”, riconvertendo molte corsie Covid al ricovero di pazienti affetti da altre patologie. A cominciare dal Santa Maria della Misericordia il cui reparto di Malattie infettive, diretto da Daniela Francisci, ha ripreso ad accogliere degenti non Covid, comunque gravi. Un altro segnale del parziale ritorno alla normalità da sostenere con la vaccinazione, per l’infettivologa la prima arma per dissipare l’incognita varianti, ma anche con prudenza e attenzione, per non vanificare i sacrifici fatti in questi 15 mesi di SarsCov2.


Professoressa Francisci, la pressione sugli ospedali anche nelle cosiddette aree non critiche si sta finalmente allentando, come valuta l'attuale momento dell'epidemia?
«L’attuale situazione epidemiologica umbra è molto favorevole. Tutti gli indicatori, come il numero dei nuovi casi, il numero dei ricoveri ordinari e di quelli in terapia intensiva stanno migliorando sensibilmente. Si riscontrano purtroppo ancora decessi legati al COVID-19, ma la letalità è il parametro che si stabilizza per ultimo».
Che situazione c’è ora all'ospedale di Perugia, in particolare nel suo reparto: "chi sono" i degenti Covid?
«La situazione all’ospedale Santa Maria della Misericordia risente positivamente dell’attuale andamento dell’epidemia. I reparti dedicati al COVID-19 si stanno progressivamente riconvertendo al ricovero di pazienti con altre patologie. Anche il reparto di Malattie infettive ha ripreso a ricoverare pazienti con patologie infettive gravi, trasmissibili e non trasmissibili, non causate da SARS-CoV2».
Ci sono stati dei cambiamenti che possiamo riferire alla profilassi anti-Covid? Se sì, quali?
«Sicuramente la vaccinazione anti SARS-CoV2 ha avuto un ruolo importante nel miglioramento dei dati epidemici. L’Umbria è partita a rilento ma poi ha recuperato il ritardo ed attualmente il 43% dei cittadini residenti nella nostra Regione ha ricevuto almeno una dose di vaccino. È fondamentale procedere velocemente per cercare di immunizzare quante più persone possibile, soprattutto completando le fasce dei fragili e dei più anziani».
Ora si parla anche di variante messicana, cosa sappiamo di questa mutazione? Quali i timori?
«Il SARS-CoV2 è un virus a RNA e come tale tende a mutare con discreta frequenza generando varianti virali. È un fenomeno atteso. Alcune di queste varianti, in virtù delle mutazioni, acquisiscono una maggiore capacità di trasmissione e tendono a sostituire i ceppi virali circolanti in precedenza. Così è stato per la variante inglese (B1.1.7) che è quella attualmente dominante in Italia e anche nella nostra Regione. La variante inglese è comunque neutralizzata dai vaccini attualmente in uso. Non ci sono segnalazioni al momento di varianti “messicane” in Italia. Limitare la circolazione del virus, attraverso le misure di contenimento e le vaccinazioni, rimane l’arma più efficace per evitare il rischio della comparsa di nuove varianti».
Sembra imminente la zona bianca, ma non sarà un "liberi tutti", che messaggio possiamo veicolare?

«Gli attuali numeri dell’epidemia registrati i Umbria, se si manterranno stabili, consentiranno di passare alla “zona bianca” tra una diecina di giorni. Quasi tutte le attività potranno riprendere. Resteranno alcune regole da seguire, come l’uso della mascherina negli ambienti chiusi e quando non può essere mantenuto il distanziamento di almeno 1 metro, l’igiene delle mani, la ventilazione degli ambienti: poche semplici regole che andranno rispettate con attenzione perché non dobbiamo dimenticare che il virus sta circolando meno ma non è scomparso. Quindi, prudenza e attenzione, affinché questi risultati incoraggianti, raggiunti con tanti sacrifici e tante sofferenze non vengano vanificati».



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Il Messaggero